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Denti e zucchero: come prevenire le carie

denti e zuccheroDenti e zucchero

Denti e zuccheri, un dilemma senza tempo. Quando consumiamo cibi o bevande che contengono zucchero, stiamo nutrendo involontariamente i batteri che abitano la parete esterna dei denti. Questi, infatti, digeriscono gli alimenti ingeriti e si nutrono in particolar modo degli zuccheri, i quali producono degli acidi che corrodono gradualmente lo smalto dentale, causando le carie. Pertanto, più cibi zuccherati consumiamo nell’arco della giornata, più metteremo i denti a rischio di essere attaccati da acidi che provocano carie.

Come comportarsi?

Gli alimenti zuccherini hanno pertanto un ruolo determinante nella formazione della carie.

Maggiore sarà la permanenza di questi cibi nel cavo orale e maggiore sarà il rischio di sviluppare tale patologia.

Qui di seguito alcuni comportamenti da seguire

  • seguire una dieta equilibrata ricca di cereali, frutta, verdura, proteine e latticini dal basso contenuto di grassi;
  • evitare i cibi zuccherati che rimangono in bocca a lungo, quali caramelle dure, appiccicose o gommose;
  • ridurre la quantità di spuntini tra un pasto e l’altro;
  • consumare spuntini sani, come frutta, yogurt e gomme senza zucchero;
  • mangiare dolci e cibi zuccherati solo a fine pasto o prima di lavare i denti;
  • controllare le etichette dei cibi per individuare la presenza di zuccheri “nascosti”;
  • prediligere l’acqua al posto di bibite gassate e succhi di frutta, entrambi ricchi di zuccheri;
  • lavare i denti a fondo dopo ogni pasto;
  • utilizzare il filo interdentale una volta al giorno; 
  • usare dentifricio al fluoro.

Prevenzione

La miglior cura è senza dubbio la prevenzione. Qualora la carie fosse al primissimo stadio, è possibile iniziare una terapia al fluoro, una tecnica che aiuta il dente a rinforzare lo smalto e a contrastare lo sviluppo della carie.

Nel caso invece in cui la carie si trovi in uno stadio avanzato tale da richiedere terapia conservativa, il medico odontoiatra dovrà intervenire con la procedura di otturazione o di devitalizzazione, a seconda delle esigenze del paziente.


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Sensibilità dentale: cure e rimedi

sensibilità dentaleSensibilità dentale

La sensibilità dentale è una condizione dentale che può svilupparsi tra i 20 e i 50 anni in conseguenza di disturbi quali recessione gengivale e usura dello smalto

Tale patologia si sviluppa quando la dentina, la parte interna del dente, diviene esposta. La dentina si trova sotto lo smalto o il cemento (nella parte sotto gengivale del dente). 

Nelle prossime righe, vi spiegheremo nel dettaglio in cosa consiste questa patologia, le possibili cause e i rimedi. 

In cosa consiste la sensibilità dentale?

I denti sensibili possono essere associati a stimoli alquanto dolorosi, che insorgono nel momento in cui si ingeriscono cibi dolci, acidi, caldi o freddi ed entrano in contatto con i denti. Inoltre, uno spazzolamento troppo energico, l’acqua o la pressione generata dall’attività masticatoria possono produrre questa sensazione fastidiosa, spesso intollerabile.

Cause

Da cosa dipende la sensibilità dentale?

Come indica My Personal Trainer, più che di denti sensibili, gli esperti preferiscono parlare di ipersensibilità dentinale. Questa condizione riconosce cause patologiche; in tal caso, i denti sensibili possono essere segno di:

  • Usura dello smalto da bruxismo, eccessiva frequenza o intensità di lavaggio dei denti ecc.;
  • Carie incipiente o avanzata (a seconda della soglia di sensibilità del paziente);
  •  Trauma dentale maggiore o microtraumatismi ripetuti.

oppure non patologiche, come risultato di:

  • Recessione gengivale da spazzolamento troppo aggressivo e tecnicamente scorretto, oppure da infiammazione gengivale);
  • Alcune terapie odontoiatriche ed interventi di chirurgia parodontale;
  • Variante fisiologica in pazienti ipersensibili, ossia con una bassa soglia del dolore.

Esiste una certa controversia riguardo l’eziologia di questo dolore, anche se l’ipotesi idrodinamica è quella che viene maggiormente accettata. Secondo ciò, i fluidi contenuti nei tubuli dentinali si alterano a causa dei cambi termici, fisici o osmotici, stimolando recettori di pressione che portano all’eccitazione nervosa, la quale si traduce in dolore dentale.

In situazioni di salute, la dentina è protetta dal mezzo orale dallo smalto (corona) e dal cemento (radice). Lo smalto è la parte più dura dell’organismo. Il cemento, maggiormente fino, debole e poroso dello smalto, viene protetto dalle gengive. Tuttavia, in determinate zone, può essere che ci sia poco smalto o cemento che, nel caso in cui si perdesse, esporrebbe i tubuli dentali al mezzo orale.

In caso di recessione gengivale, il cemento rimane in contatto con con il mezzo orale e con frequenza si perde, dal momento che si consuma per lo spazzolamento o l’utilizzo di stuzzicadenti.

Come curare la sensibilità dei denti

In caso di sensibilità dentale o gengivale, in primis è bene rivolgersi al proprio dentista di fiducia e accertare l’assenza di carie, fratture o malattie parodontali. Qualora i denti sensibili siano colpiti da simili patologie, risulta utile l’impiego di collutori e dentifrici specifici, contenenti fluoro o altre sostanze rimineralizzanti, capaci di dare sollievo dalla sensibilità e proteggere lo smalto danneggiato.

Il fluoro esibisce un’azione mineralizzante sulle superfici dello smalto dentario dei giovani e di rimineralizzazione su quello degli adulti. Tale azione è associata ad un leggero potere antiplacca e ad un’attività desensibilizzante netta (negli adulti), dal momento che determina la formazione di uno strato di fluoruro di calcio che forma una pellicola protettiva, rimineralizzante e desensibilizzante. In presenza di denti sensibili risultano potenzialmente utili anche dentifrici a base di idrossiapatite, una componente naturale che agisce creando una barriera fisiologica contro ipersensibilità, placca, tartaro e carie. Non a caso, l’idrossiapatite è la componente prevalente di ossa e denti.

Nei casi di maggiore sensibilità dentale, esistono anche degli interventi basati sull’applicazione di resine fluorate che sigillano i tubuli dentinali. Questi preparati vengono applicati nelle aree sensibili dello smalto. Il dentista può inoltre avvalersi di dispositivi elettromedicali per favorire la rimineralizzazione dentale e la chiusura dei canalicoli.

Infine, se la sensibilità è causata da recessioni gengivali, è possibile trattare il problema con un intervento di chirurgia gengivale, che ha lo scopo di fornire una nuova copertura della radice ed una protezione che possa risolvere il problema dei denti sensibili.


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Impianto dentale: caratteristiche e rischi

impianto dentaleTutto quello che c'è da sapere sugli impianti dentali

L’impianto dentale consente di sostituire i denti mancanti con radici artificiali ancorate all’osso. 

Prima dell’avvento dell’implantologia dentale, il ripristino avveniva tramite protesi fissate ai denti contigui, a seguito della limatura per accogliere le corone che avrebbero sorretto il dente mancante. Quando non era possibile ricorrere a protesi fisse, si applicavano protesi mobili parziali o totali. 

Grazie alla nascita dell’implantologia, questi apparecchi vanno poco a poco scomparendo: infatti, non è più necessario coinvolgere denti intatti per sostituire i denti mancanti.

Impianto dentale

Cos’è un impianto dentale

Un impianto dentale è una piccola vite in titanio utilizzata per sostituire la radice di un dente naturale mancante

Gli impianti dentali vengono inseriti nell’osso con lo scopo di coprire lo spazio lasciato libero da uno o più denti mancanti, sia nell’arcata superiore che in quella inferiore. 

L’installazione di un impianto dentale è, a tutti gli effetti, un intervento di tipo chirurgico

Caratteristiche 

L’impianto dentale è costituito da tre differenti parti: 

  • Vite endossea (fixture): si tratta di un elemento cilindrico e filettato che, una volta inserito nell’osso mandibolare o mascellare, si integrerà nel tessuto osseo (osteointegrazione). Da ciò, dipende la solidità dell’impianto dentale.
  • Abutment (componente transmucosa): connette la vite endossea alla protesi dentaria. L’abutment costituisce la porzione a stretto contatto con la mucosa gengivale.
  • Protesi dentaria (corona artificiale): sostituisce il o i denti mancanti o estratti. Di fatto, è la parte esterna dell’impianto dentale, che ha il compito di coprire la zona priva di denti.

È importante sottolineare che le dimensioni di un impianto dentale variano a seconda della quantità di osso mascellare o mandibolare disponibile: più tessuto osseo è disponibile e maggiore è la lunghezza della vite endossea; viceversa, meno tessuto osseo c’è e minore è la lunghezza della vite endossea.

Quando ricorrervi

L’impianto dentale viene utilizzato per rimpiazzare denti mancanti o estratti quando ciò:

  • Compromette la masticazione;
  • Pregiudica la funzione fonetica;
  • Rischia di causare lo spostamento dei denti sani adiacenti;
  • Crea un disagio estetico, laddove l’assenza di uno o più denti deturpi l’estetica della bocca.

Installazione di un impianto dentale

Tecnica indolore 

In alcuni casi, è possibile inserire impianti dentali tramite una tecnica che non prevede l’incisione delle gengive ed i punti di sutura

Tale metodo studia la TAC 3D e grazie ad alcuni software, è in grado di stabilire il numero e il tipo di impianti da inserire prima di intervenire sul paziente.  

Gli impianti vengono applicati senza incidere e scollare le gengive laddove c’è l’osso individuato nell’analisi digitale preliminare della TAC. In questo modo i dolori, lividi e gonfiori post operatori sono ridotti al minimo. 

La tecnica implantare ALL ON 4 

In alcuni casi, è possibile che l’osso ci sia ma sia poco. A tal proposito, è necessario cercarlo tramite la TAC Cone Beam, software particolari, conoscenze ed esperienza. Con questa tecnica bastano 4 impianti posti dove è situato l’osso, in modo tale da poter consegnare una protesi fissa poche ore dopo l’intervento.

Quando manca l’osso cosa si può fare?

La tecnica All on 4 sopra citata è applicabile anche nel caso in cui ci sia poco osso. In tali casi, ci si avvale della tecnica degli impianti iuxtaossei, tramite la quale la protesi fissa viene ancorata ad una struttura in titanio, realizzata con la tecnica CAD-CAM.  Tale struttura a sua volta sarà avvitata sulla superficie esterna dell’osso anziché essere collocata internamente come per gli impianti endossei.

L’intervento viene eseguito in anestesia locale e pertanto non è doloroso.

Con gli impianti iuxta-ossei la protesi fissa viene applicata lo stesso giorno dell’intervento chirurgico, pertanto in poche ore si passa dalla dentiera mobile ad una dentatura fissa.

Durata e gestione

Un impianto dentale è in grado di durare dai 10 ai 15 anni senza alcun tipo di problema, a patto che il paziente presti particolare attenzione alla propria igiene orale e si sottoponga ai controlli con il dentista curante

A poter pregiudicare la durata di un impianto dentale, anche a dispetto di un’ottima gestione e pulizia, sono: 

  • protesi dentaria che comprenda un numero elevato di denti artificiali;
  • malattia parodontale che compromette la capacità dell’osso mandibolare o mascellare di sostenere la vite endossea;
  • l’osteoporosi e la radioterapia.

Rischi e complicazioni

L’installazione di un impianto dentale può generare una serie di rischi e complicanze di tipo generico, che hanno luogo a seguito di qualsiasi procedura chirurgica, o rischi e complicanze di tipo specifico, che caratterizzano l’operazione chirurgica in questione. . 

Rischi e complicanze di tipo generico

Tra i rischi e le complicanze di tipo generico, troviamo:

  • Infezioni;
  • Eccessiva perdita di sangue;
  • Gonfiore a livello di mascella o mandibola;
  • Dolore post-operatorio;
  • Allergia agli anestetici utilizzati nel corso della procedura.

Rischi e complicanze di tipo specifico

I rischi e le complicanze di tipo specifico sono distinguibili in: 

  1. rischi e complicanze a breve termine 
  2. rischi e complicanze a lungo termine.

Tra le problematiche a breve termine, si segnala soprattutto la mancata osteointegrazione della vite endossea.

Tra le problematiche a lungo termine invece, segnaliamo:

  • Gli episodi di perimplantite (processo infiammatorio che colpisce i tessuti siti attorno a un impianto dentale e che causa una perdita del supporto osseo nel quale si ha integrato);
  • La rottura della corona (o protesi dentaria);
  • L’allentamento della vite endossea;
  • La frattura della vite endossea o dell’abutment;
  • Il disallineamento dei denti, dovuto a fenomeni di riassorbimento osseo della mascella o della mandibola.

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LE DIFFERENZE TRA L’AMBIENTE ODONTOIATRA SPAGNOLO E ITALIANO SECONDO ISABEL MORAZA MERINO

charla-isabel_IGL'odontoiatria tra Italia e Spagna

Vi siete mai chiesti quali sono le principali differenze tra l’ambiente odontoiatra spagnolo e quello italiano?  Scopriamolo assieme alla Dottoressa Isabel Moraza Merino.

Settimane fa abbiamo avuto l’onore di raccogliere la preziosa testimonianza della Dottoressa Isabel Moraza Merino, da anni attiva sul suolo italiano, riguardo i principali aspetti che differenziano l’ambiente odontoiatra spagnolo da quello italiano. Inoltre, abbiamo discusso delle conseguenze portate dal Covid-19 sul settore sanitario iberico e italico. 

odontoiatra

Isabel Moraza Merino possiede una Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria, conseguita presso l’università di Siviglia. Dal 2010 esercita da libera professionista  in strutture private a Roma come odontoiatra generica. Inoltre, dal 2015 collabora con l’ospedale odontoiatrico “George Eastman” nel reparto di chirurgia, protesi e parodontologia diretto dal Prof. Luca Cordaro.

La Dott.ssa Merino è membro dell’ITI (International Team for Implantology) e traduttrice di articoli scientifici dall’italiano allo spagnolo, pubblicati nella Revista del Colegio de Higienistas Dentales di Madrid.


 

Qui di seguito vi lasciamo l’intervista che ci ha gentilmente rilasciato:

1. Ci può raccontare in dettaglio il percorso di studi da Lei intrapreso in Spagna?

Dopo aver conseguito il diploma di maturità in Scienze della Salute nella mia città natale, mi sono trasferita nel sud della Spagna dove mi sono laureata in odontoiatria presso l’Università di Siviglia. Ai tempi dell’università, lavorai per una prestigiosa clinica odontoiatrica a Siviglia e ho assistito un professore della mia facoltà nel suo studio. Pertanto, dopo aver conseguito il diploma universitario, possedevo già un certo livello di conoscenza del lavoro e di come gestire una clinica odontoiatrica. Inoltre, mi sono tenuta aggiornata frequentando diversi corsi e convegni.

2. Che differenze nota con il sistema educativo italiano? 

La differenza principale riguarda lo stage: mentre in Spagna lo si fa dal secondo anno di laurea (nel mio caso con tema “introduzione alla clinica odontoiatrica”) ​​e si approfondiscono durante il quarto e il quinto anno (quasi interamente a livello pratico), in Italia gli studenti terminano il percorso senza aver potuto esercitare la professione, il che comporta un ritardo nell’accesso al mercato del lavoro, che si riflette in un maggiore impegno da parte del neolaureato. Tuttavia, ritengo che il grande sforzo a livello teorico richiesto agli studenti italiani sforna professionisti di grande eccellenza, come avviene nell’odontoiatria italiana.

3. Ha dovuto procedere con l’omologazione del suo titolo per poter esercitare in Italia? Se sì, si è trattato di un processo complicato?

Sì, ho iniziato tutto l’iter burocratico mesi prima di trasferirmi in Italia, e devo dire che è stato abbastanza semplice: consisteva principalmente in un documento del Ministero della Salute che riconosceva la possibilità di esercitare in Italia, il cosiddetto “good standing”, un certificato che garantiva la mia buona reputazione come odontoiatra e pertanto la possibilità di svolgere la mia professione nel “Bel Paese”; il mio certificato accademico personale; e infine in un dettato del Collegio dei dentisti di Roma per dimostrare la mia padronanza della lingua italiana.

4. Ritiene giusto quanto dettato dalla Direttiva Europea 2005/36/CE concernente il riconoscimento del titolo di studi esteri? Cosa pensa delle misure compensative imposte dal Ministero della Salute italiano per concedere l’abilitazione professionale a coloro che provengono da un percorso di studi estero?

Ritengo che sia giusto poter esercitare in qualsiasi Paese della CEE purché siano soddisfatti il ​​livello accademico necessario e i vari requisiti. Sinceramente, non so se negli ultimi anni (ho omologato il mio titolo di laurea 10 anni fa) l’iter di omologazione si è fatto più complicato.

5. Cosa l’ha portata a vivere e lavorare in Italia? 

Anche se suona molto romantico, l’ho fatto per la persona che attualmente è mio marito:  ai suoi tempi ho lasciato tutto per amore. In quel momento, lavoravo in una clinica odontoiatrica dove mi trovavo molto a mio agio, ma nonostante ciò, salutai la mia famiglia e gli amici per ricominciare tutto da zero qui in Italia.

6. Ha riscontrato delle difficoltà in ambito lavorativo provenendo da un percorso di studi straniero? (si intende sia a livello professionale che personale)

A livello formativo, mi sono sentita molto amata come spagnola dagli italiani. Tuttavia, senza alcun tipo di contatto, non è assolutamente facile ricevere proposte di lavoro, e nel caso in cui ciò avvenisse, si tratta di posizioni con un livello di responsabilità inferiore. Inoltre, c’è da sottolineare che in Italia finiscono l’università un anno dopo rispetto alla Spagna e senza aver avuto la possibilità di prendere parte a uno stage formativo. Insomma, l’iter per ottenere una posizione di un certo livello è alquanto lungo e faticoso.

7. Che differenze nota tra l’ambiente odontoiatra spagnolo e quello italiano? 

 Il profilo del dentista medio nei due Paesi è alquanto diverso: mentre in Spagna si tratta di una giovane donna (l’anno in cui mi sono laureata io, l’80% di noi erano ragazze), in Italia è quello di un uomo sulla sessantina, soprattutto in ambiti come la chirurgia orale. Ricordo ancora la prima volta che frequentai un corso presso il Collegio dei Dentisti di Roma, questo aspetto attirò molto la mia attenzione.

8. Se dovesse individuare un aspetto dell’ambiente odontoiatra spagnolo che Le piacerebbe portare in Italia, quale sarebbe? E uno italiano che manca in Spagna? 

Credo che l’ambiente odontoiatrico in Spagna sia meno competitivo; tra i professionisti c’è più cameratismo senza necessità di dimostrare che tu sia il migliore. D’altro canto in Italia, mi piace l’atteggiamento del paziente nei confronti del professionista, dal momento che si rivolgono a lui con più rispetto e si affidano alla clinica odontoiatrica tradizionale, tralasciando la fiducia nei numerosi franchising che sono emersi in questi ultimi tempi e che, fortunatamente, stanno perdendo poco a poco posizioni nel mercato del lavoro.

9. E ora passiamo all’argomento che è sulla bocca di tutti: coronavirus ed economia. Ha avuto notizia dai suoi colleghi spagnoli circa l’impatto del coronavirus sul settore dell’odontoiatria?

In Spagna l’impatto sull’economia in generale e sui consumi da parte del paziente è stato notevole. Nel mio caso, invece, in Italia i mesi successivi alla quarantena forzata sono stati positivi, con grande richiesta da parte del paziente di trattamenti odontoiatrici quali il ridimensionamento o il conservatore dentale. Si spera che questa tendenza continui così, e che finalmente il paziente comprenda l’importanza di avere una buona salute orale e del suo impatto a livello generale.

10. Se dovesse descrivere in poche parole il mondo post-covid, come sarebbe? 

Un mondo basato sulla scienza e governato da regole. e valorizzando l’importanza della prevenzione nella salute e nel nostro caso nella salute dentale.

Ringraziamo la Dott.ssa Merino per averci reso note le sue opinioni e aver fornito un quadro piuttosto dettagliato sulle principali differenze che caratterizzano Italia e Spagna in ambito odontoiatrico. 

Il filo rosso che le accomuna? L’importanza della prevenzione sul fronte sanitario

RIMEDI PER GENGIVITE

gengiviteRimedi per gengivite

Spesso capita di avere le gengive gonfie e che comincino a sanguinare. Si tratta di una condizione molto comune definita gengivite, un processo infiammatorio che colpisce le gengive. 

Il principale responsabile della gengivite è la placca batterica causata da una scarsa igiene orale. Alcuni fattori, quali fumo, diabete e particolari tipi di farmaci, possono peggiorare l’infiammazione. Se trascurata, la gengivite può sfociare in parodontite, anche detta piorrea. 

rimedi per gengivite

Sintomi della gengivite 

I sintomi della gengivite sono i seguenti:

  • sanguinamento;
  • gengive gonfie e arrossate;
  • sensibilità al caldo e freddo; 
  • distacco sal solco gengivale;
  • possibile alitosi.

Se i sintomi peggiorano, l’accumulo di residui favorisce la placca, la formazione di batteri e infezioni. A lungo andare, questo disturbo del cavo orale mette a dura prova la tenuta dei denti, provocandone un progressivo indebolimento fino alla lora caduta. Tuttavia, è bene ricordare che la gengivite può essere un campanello di allarme per la presenza di patologie ben più gravi legate al cuore.

Come procedere in caso di gengivite 

Nelle sue fasi iniziali, la gengivite può essere facilmente curata mediante una corretta igiene orale. Oltre al semplice utilizzo di spazzolino e dentifricio, è fondamentale prestare attenzione alla tecnica di spazzolamento adottata. Inoltre, si consiglia di utilizzare il filo interdentale per rimuovere ogni eventuale residuo di cibo,e un colluttorio a base di clorexidina, una sostanza con capacità antimicrobiche e quindi in grado di impedire o rallentare la crescita dei batteri responsabili della placca. 

Ad ogni modo, ricordate che è fondamentale rivolgersi sempre a un professionista: generalmente è sufficiente l’osservazione del cavo orale per valutare lo stadio della gengivite e il rischio di evoluzione del problema in parodontite.

Rimedi naturali 

Oltre a dover seguire una corretta igiene orale, vi sono alcuni rimedi naturali che possono aiutarvi a combattere la gengivite.

Importante è assumere frutta e verdura fresche, meglio se crude: le vitamine C ed E, contenute al loro interno, possono migliorare lo stato delle gengive gonfie. Un altro  consiglio è consumare fermenti lattici vivi o probiotici per rafforzare le proprie difese immunitarie. 

Di seguito, riportiamo altri rimedi naturali che offrono un valido aiuto per gengive fortemente infiammate. 

Aloe vera

L’aloe è una pianta dalle mille proprietà curative e lenitive. E’ contenuta in dentifrici o in gel (il più puri possibile) che possono essere direttamente applicati sulle gengive infiammate.   

Tè verde

L’elevato potere astringente del tè è un efficace rimedio naturale contro le gengive infiammate.

Calendula 

Si tratta di una pianta dalle proprietà cicatrizzanti e lenitive. 

Malva

Per preparare l’infuso a base di malva, aggiungi 2-3 cucchiaini di malva essiccata e tritata in una tazza di acqua bollente. Dopo aver filtrato e lasciato raffreddare l’infuso, fai dei risciacqui durante la giornata.

Oli essenziali 

Gli oli essenziali possono essere utilizzati diluiti per fare dei risciacqui ed hanno un’alta potere disinfettante. Alcuni esempi? Salvia, menta e chiodi di garofano. 

Propoli

I propoli sono una sostanza resinosa dotata di proprietà antibatteriche, antinfiammatorie, anestetiche e cicatrizzanti.

Acqua e sale

Grazie ai minerali che contiene, il sale permette di ridurre l’infiammazione e il dolore, oltre a prevenire le infezioni. Un consiglio? Mescola un pizzico di sale in una tazza di acqua calda e fai dei risciacqui con la soluzione ottenuta.

Limone

Il succo di limone combatte molto efficacemente l’infiammazione gengivale. Puoi sciacquare il cavo orale con il succo di limone puro oppure aggiungerlo a dell’acqua.

Curcuma

La curcuma è una spezia nota soprattutto per le sue proprietà antifiammatorie. Un consiglio è aggiungere un pizzico di curcuma in un pochino d’acqua per creare una specie di pastella da applicare sulle gengive e lasciala agire per 5 minuti prima di risciacquare con acqua tiepida.

Camomilla

L’infuso di camomilla, può essere utilizzato per effettuare degli sciacqui un paio di volte al giorno per contrastare l’infiammazione gengivale. 

Cosa non  mangiare  

Qui di seguito vi lasciamo una lista di alimenti da evitare, secondo quanto suggerito da My Personal Trainer:

  • alimenti di difficile digestione, come intingoli, fritture ed alimenti ricchi di grassi;
  • cibi croccanti, in quanto tendono ad irritare ulteriormente le gengive già infiammate;
  • bevande zuccherate e gassate;
  • alimenti ricchi di zuccheri, come marmellate, miele e caramelle gommose. 

 

La gengivite, qualora trascurata, può sfociare in parodontite, ovvero un’infiammazione dei tessuti di sostegno del dente. Scopri nel dettaglio le cause legate all’insorgere di malattie parodontali cliccando al bottone sottostante:

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SBIANCAMENTO DENTI PROFESSIONALE: FUNZIONA?

sbiancamento-dentiSbiancamento denti

Oggi vi proponiamo un interessantissimo viaggio alla scoperta dello sbiancamento denti, un trattamento estetico molto richiesto, che ha ormai assunto una certa rilevanza sia in ambito professionale che domestico.

Lo sbiancamento denti è indicato per trattare le discromie dentali che possono manifestarsi nel corso della vita di un individuo. La colpa, in molti casi, è da attribuirsi a: 

  • caratteristiche genetiche sfavorevoli,
  • fumo,
  • invecchiamento,
  • assunzione di cibi o bevande particolari (es. tè, caffè, ecc.).

Per migliorare il tono di bianco della nostra dentatura e aspirare pertanto a un sorriso smagliante, è possibile scegliere tra diverse tipologie di trattamenti sbiancanti. In questo articolo, ci occuperemo di tutto ciò che concerne lo sbiancamento professionale, svolto dal dentista all’interno di studi o centri estetici specializzati

sbiancamento-denti

Tecniche di sbiancamento professionale

Come accennato qui sopra, lo sbiancamento professionale deve essere effettuato in ambulatori dentistici, o presso centri specializzati.

Quando parliamo di sbiancamento professionale, ci riferiamo al cosiddetto bleaching, ossia allo sbiancamento effettuato mediante l’uso di agenti chimici sbiancanti che possono essere attivati o meno da eventuali sorgenti luminose (come avviene, ad esempio, nello sbiancamento con laser).

Bleaching

Il bleaching sfrutta l’azione di agenti sbiancanti chimici ad alta concentrazione che possono essere o meno potenziati da specifiche lampade che ne favoriscono l’azione in profondità. Si tratta di una delle tecniche maggiormente richieste sul mercato e viene svolta in uno studio dentistico.

I prodotti sbiancanti più diffusi in ambito professionale sono rappresentati dal gel a base di perossido di idrogeno al 38% e dal gel a base di perossido di carbammide al 45%: 

  • Perossido di idrogeno: viene applicato direttamente sulla superficie dentale e necessita di 2-4 applicazioni da 15 minuti ciascuna che possono essere effettuate in una o più sedute.
  • Perossido di carbammide: viene posto in contatto con i denti mediante l’ausilio di apposite mascherine personalizzate che devono essere lasciate in posa per 30 minuti.

Sbiancamento denti LED

In alcuni casi, l’azione degli agenti sbiancanti può essere potenziata dall’ uso di lampade speciali a luce LED o di un apparecchio LASER. La tecnica viene detta “sbiancamento denti LED”. La lampade a LED  e il LASER utilizzano l’energia luminosa per accelerare la scissione del perossido d’idrogeno in ossigeno. Dal momento che l’energia luminosa non genera calore, ciò evita la disidratazione del dente e la conseguente sensibilità post trattamento sbiancante denti.

Quanto dura lo sbiancamento? 

In seguito allo sbiancamento denti, la durata del tono di bianco raggiunto dipende molto dalle abitudini personali: nei fumatori tenderà inevitabilmente a durare meno rispetto ai non fumatori; lo stesso vale per i consumatori abitudinari di tè e caffè.

Una volta eseguito il trattamento iniziale in studio, il modo migliore per mantenere un sorriso smagliante è quello di eseguire un programma di mantenimento (a casa e/o in studio). Ad ogni modo, il tono di bianco non tornerà più al tono pre-sbiancamento.

Lo sbiancamento è dannoso per i denti?

Trattandosi di una procedura medica collaudata e svolta da professionisti del settore, lo sbiancamento professionale non è assolutamente dannoso per i denti e lo smalto dentale. Tuttavia, è bene ricordare che l’uso di prodotti sbiancanti deve essere effettuato o consigliato esclusivamente da dentisti e igienisti dentali. 

Qual’è la differenza tra sbiancamento denti e smacchiamento? 

I termini “sbiancamento” e “smacchiamento” sono spesso usati come sinonimi, anche se in realtà non si tratta dello stesso tipo di trattamento.

La maggior parte delle colorazioni sui denti o nella struttura minerale del dente sono di origine organica. L’assunzione di cibi, bevande e fumo provoca il deposito di tali sostanze coloranti (dette cromofori) al di sopra e all’interno dei denti. 

La US Food and Drug Administration (FDA), distingue fra:

  • Tooth Whitening (smacchiamento dei denti): trattamento che ripristina il colore naturale del dente rimuovendo le macchie sulla superficie dei denti per mezzo di agenti pulenti e lucidanti.
  • Dental Bleaching (sbiancamento dentale): trattamento in grado di sbiancare i denti al di là del loro colore naturale, rimuovendo pigmenti e decolorazioni nella struttura dentale per mezzo di radicali dell’ossigeno.

Se stavate pensando di prendere appuntamento nella vostra clinica di fiducia, assicuratevi di rispettare le seguenti 5 norme per recarsi dal dentista in piena sicurezza:

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CINQUE REGOLE DA RISPETTARE DAL DENTISTA DURANTE IL COVID19

dentistaCinque regole da rispettare dal dentista durante il Covid19

Andare dal dentista o non andare, questo è il dilemma. In questo articolo, ti daremo alcuni consigli utili su come affrontare l’emergenza coronavirus nel caso in cui avessi bisogno di recarti in uno studio dentistico. La società italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp)  raccomanda alla popolazione di accedere alle cure dentali solo per questioni urgenti, in base a una valutazione da concordare telefonicamente con il dentista curante. Alcuni esempi?

  • Dolori acuti, 
  • infezioni quali un ascesso gengivale,
  •  traumi o esiti di eventi accidentali 

In particolar modo, qualora il paziente fosse un soggetto a maggior rischio di contrarre infezione o manifestasse sintomi riconducibili a infezione da Covid19 o anche si trovasse in regime di quarantena, sarà necessario rimandare le cure ad un periodo successivo.

Dentista

Riapertura per tutti nella fase 2 del Covid19

Il mese scorso, il New York Times ha catalogato i lavori e le professioni più a rischio Covid19: al primo posto ha inserito gli igienisti dentali, dietro di loro, i medici di base, gli internisti e infine, gli  assistenti dentali e dentisti.

Nonostante i rischi elevati, le strutture sanitarie odontoiatriche non hanno mai smesso di lavorare, occupandosi però solo delle urgenze. Tuttavia, con il passaggio alla fase successiva, i dentisti devono dare priorità alle patologie trascurate nelle ultime settimane in modo tale da evitare il loro aggravamento.

Vuoi conoscerne il motivo?  Il Sars-CoV2, il virus della famiglia dei coronavirus responsabile del Covid19, si trasmette tramite goccioline respiratorie, materiale contaminato e contatto diretto. Il dentista deve necessariamente stare a contatto con la cavità orale e le vie respiratorie del paziente, dove il virus risiede, ed è esposto a saliva, sangue e altri fluidi corporei. Inoltre, l’uso degli strumenti di lavoro genera ciò che viene denominato droplet, ovvero le goccioline che sono il principale vettore di trasmissione del virus.

Le cinque regole da rispettare 

Ecco qui cinque semplici regole che la Sidp chiede ai pazienti di rispettare per contenere i rischi di contagio, una volta arrivati nello studio del dentista.

  1. Lasciare cappotti, giacche, borse e zaini in sala d’attesa.  
  2. Qualora possibile, indossare copri-scarpe. 
  3. Rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro all’interno della sala d’attesa.  
  4. Tenere cellulari e tablet fuori dall’area clinica.  
  5. Lavarsi le mani per almeno 20 secondi e non scambiarsi strette di mano con medici e altri operatori.   


Siccome oggi non possiamo più frequentare il dentista con la solita abitudine, la Sidp ricorda di “mantenere un elevato standard di igiene orale con l’uso costante di spazzolino, dentifricio e scovolino”.