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coronavirus

LE DIFFERENZE TRA L’AMBIENTE ODONTOIATRA SPAGNOLO E ITALIANO SECONDO ISABEL MORAZA MERINO

charla-isabel_IGL'odontoiatria tra Italia e Spagna

Vi siete mai chiesti quali sono le principali differenze tra l’ambiente odontoiatra spagnolo e quello italiano?  Scopriamolo assieme alla Dottoressa Isabel Moraza Merino.

Settimane fa abbiamo avuto l’onore di raccogliere la preziosa testimonianza della Dottoressa Isabel Moraza Merino, da anni attiva sul suolo italiano, riguardo i principali aspetti che differenziano l’ambiente odontoiatra spagnolo da quello italiano. Inoltre, abbiamo discusso delle conseguenze portate dal Covid-19 sul settore sanitario iberico e italico. 

odontoiatra

Isabel Moraza Merino possiede una Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria, conseguita presso l’università di Siviglia. Dal 2010 esercita da libera professionista  in strutture private a Roma come odontoiatra generica. Inoltre, dal 2015 collabora con l’ospedale odontoiatrico “George Eastman” nel reparto di chirurgia, protesi e parodontologia diretto dal Prof. Luca Cordaro.

La Dott.ssa Merino è membro dell’ITI (International Team for Implantology) e traduttrice di articoli scientifici dall’italiano allo spagnolo, pubblicati nella Revista del Colegio de Higienistas Dentales di Madrid.


 

Qui di seguito vi lasciamo l’intervista che ci ha gentilmente rilasciato:

1. Ci può raccontare in dettaglio il percorso di studi da Lei intrapreso in Spagna?

Dopo aver conseguito il diploma di maturità in Scienze della Salute nella mia città natale, mi sono trasferita nel sud della Spagna dove mi sono laureata in odontoiatria presso l’Università di Siviglia. Ai tempi dell’università, lavorai per una prestigiosa clinica odontoiatrica a Siviglia e ho assistito un professore della mia facoltà nel suo studio. Pertanto, dopo aver conseguito il diploma universitario, possedevo già un certo livello di conoscenza del lavoro e di come gestire una clinica odontoiatrica. Inoltre, mi sono tenuta aggiornata frequentando diversi corsi e convegni.

2. Che differenze nota con il sistema educativo italiano? 

La differenza principale riguarda lo stage: mentre in Spagna lo si fa dal secondo anno di laurea (nel mio caso con tema “introduzione alla clinica odontoiatrica”) ​​e si approfondiscono durante il quarto e il quinto anno (quasi interamente a livello pratico), in Italia gli studenti terminano il percorso senza aver potuto esercitare la professione, il che comporta un ritardo nell’accesso al mercato del lavoro, che si riflette in un maggiore impegno da parte del neolaureato. Tuttavia, ritengo che il grande sforzo a livello teorico richiesto agli studenti italiani sforna professionisti di grande eccellenza, come avviene nell’odontoiatria italiana.

3. Ha dovuto procedere con l’omologazione del suo titolo per poter esercitare in Italia? Se sì, si è trattato di un processo complicato?

Sì, ho iniziato tutto l’iter burocratico mesi prima di trasferirmi in Italia, e devo dire che è stato abbastanza semplice: consisteva principalmente in un documento del Ministero della Salute che riconosceva la possibilità di esercitare in Italia, il cosiddetto “good standing”, un certificato che garantiva la mia buona reputazione come odontoiatra e pertanto la possibilità di svolgere la mia professione nel “Bel Paese”; il mio certificato accademico personale; e infine in un dettato del Collegio dei dentisti di Roma per dimostrare la mia padronanza della lingua italiana.

4. Ritiene giusto quanto dettato dalla Direttiva Europea 2005/36/CE concernente il riconoscimento del titolo di studi esteri? Cosa pensa delle misure compensative imposte dal Ministero della Salute italiano per concedere l’abilitazione professionale a coloro che provengono da un percorso di studi estero?

Ritengo che sia giusto poter esercitare in qualsiasi Paese della CEE purché siano soddisfatti il ​​livello accademico necessario e i vari requisiti. Sinceramente, non so se negli ultimi anni (ho omologato il mio titolo di laurea 10 anni fa) l’iter di omologazione si è fatto più complicato.

5. Cosa l’ha portata a vivere e lavorare in Italia? 

Anche se suona molto romantico, l’ho fatto per la persona che attualmente è mio marito:  ai suoi tempi ho lasciato tutto per amore. In quel momento, lavoravo in una clinica odontoiatrica dove mi trovavo molto a mio agio, ma nonostante ciò, salutai la mia famiglia e gli amici per ricominciare tutto da zero qui in Italia.

6. Ha riscontrato delle difficoltà in ambito lavorativo provenendo da un percorso di studi straniero? (si intende sia a livello professionale che personale)

A livello formativo, mi sono sentita molto amata come spagnola dagli italiani. Tuttavia, senza alcun tipo di contatto, non è assolutamente facile ricevere proposte di lavoro, e nel caso in cui ciò avvenisse, si tratta di posizioni con un livello di responsabilità inferiore. Inoltre, c’è da sottolineare che in Italia finiscono l’università un anno dopo rispetto alla Spagna e senza aver avuto la possibilità di prendere parte a uno stage formativo. Insomma, l’iter per ottenere una posizione di un certo livello è alquanto lungo e faticoso.

7. Che differenze nota tra l’ambiente odontoiatra spagnolo e quello italiano? 

 Il profilo del dentista medio nei due Paesi è alquanto diverso: mentre in Spagna si tratta di una giovane donna (l’anno in cui mi sono laureata io, l’80% di noi erano ragazze), in Italia è quello di un uomo sulla sessantina, soprattutto in ambiti come la chirurgia orale. Ricordo ancora la prima volta che frequentai un corso presso il Collegio dei Dentisti di Roma, questo aspetto attirò molto la mia attenzione.

8. Se dovesse individuare un aspetto dell’ambiente odontoiatra spagnolo che Le piacerebbe portare in Italia, quale sarebbe? E uno italiano che manca in Spagna? 

Credo che l’ambiente odontoiatrico in Spagna sia meno competitivo; tra i professionisti c’è più cameratismo senza necessità di dimostrare che tu sia il migliore. D’altro canto in Italia, mi piace l’atteggiamento del paziente nei confronti del professionista, dal momento che si rivolgono a lui con più rispetto e si affidano alla clinica odontoiatrica tradizionale, tralasciando la fiducia nei numerosi franchising che sono emersi in questi ultimi tempi e che, fortunatamente, stanno perdendo poco a poco posizioni nel mercato del lavoro.

9. E ora passiamo all’argomento che è sulla bocca di tutti: coronavirus ed economia. Ha avuto notizia dai suoi colleghi spagnoli circa l’impatto del coronavirus sul settore dell’odontoiatria?

In Spagna l’impatto sull’economia in generale e sui consumi da parte del paziente è stato notevole. Nel mio caso, invece, in Italia i mesi successivi alla quarantena forzata sono stati positivi, con grande richiesta da parte del paziente di trattamenti odontoiatrici quali il ridimensionamento o il conservatore dentale. Si spera che questa tendenza continui così, e che finalmente il paziente comprenda l’importanza di avere una buona salute orale e del suo impatto a livello generale.

10. Se dovesse descrivere in poche parole il mondo post-covid, come sarebbe? 

Un mondo basato sulla scienza e governato da regole. e valorizzando l’importanza della prevenzione nella salute e nel nostro caso nella salute dentale.

Ringraziamo la Dott.ssa Merino per averci reso note le sue opinioni e aver fornito un quadro piuttosto dettagliato sulle principali differenze che caratterizzano Italia e Spagna in ambito odontoiatrico. 

Il filo rosso che le accomuna? L’importanza della prevenzione sul fronte sanitario

INTERVISTA AL PROFESSORE: COVID-19 E RESILIENZA

MireiaMireia e la resilienza ai tempi del Covid-19

Onliners! Bentornati alla nostra rubrica “Intervista al professore”!!

 Oggi abbiamo avuto l’onore di intervistare una delle nuove professoresse di igiene dentale di ILERNA Online Italia: Mireia Estivill.

Mireia ha condiviso il suo punto di vista riguardo il settore dell’igiene dentale, ponendo enfasi sulle conseguenze catastrofiche causate dal Covid-19 e dando utili consigli su come affrontarle al meglio. Un consiglio? Resilienza.

resilienza

1. Quali sono i principali cambiamenti che si stanno già osservando nel settore dell’igiene dentale? 

I principali cambiamenti osservati nel settore dell’igiene dentale riguardano la riduzione delle visite dei pazienti per paura di contrarre la malattiaCiò è avvenuto in seguito alla catalogazione degli igienisti dentali come i professionisti più a rischio da parte del New York Times.

Oltre alla paura, ci sono altri problemi che si traducono in perdite economiche, come ad esempio tempi dilatati tra i pazienti a causa della necessità di disinfettare tutto in profondità, dagli strumenti adottati sino al minimo punto della sala con il quale il paziente è entrato in contatto. 

2. Nonostante la fase più critica della pandemia ce la siamo lasciati alle spalle, rimane la paura. Come rassicurare i pazienti? 

Mi piacerebbe lasciare alle spalle anche il termine “paura” e parlare invece di “rispetto” o sana paura. E’ questo che si deve mostrare in primo luogo ai pazienti: il rispetto che in qualità di professionisti abbiamo nei loro confronti. Per tale motivo, è importante comunicare loro tutte le misure di sicurezza prese nelle nostre cliniche; mantenere un rapporto attivo con il paziente per via telefonica o email, per far sapere loro che c’è un interesse nei confronti della loro salute e costruire cosí un ambiente di estrema fiducia.

3. Il mese scorso, il New York Times ha catalogato i lavori e le professioni più a rischio Covid19: al primo posto ha inserito gli igienisti dentali, dietro di loro, i medici di base, gli internisti e infine, gli  assistenti dentali e dentisti. Cosa pensi a riguardo?

Secondo me, la classificazione svolta dal New York Times è logica, dato che la saliva gioca un ruolo importante nella trasmissione, e inoltre perché il contagio viene favorito dall’aerosol prodotto durante una seduta di igiene. È per questo motivo che le cliniche devono seguire tutti i protocolli d’igiene dal momento in cui il paziente entra nella clinica: pulizia delle mani con sapone e disinfettante, uso de occhiali, schermi, guanti, maschere, cuffie…

4.Come donna, credi che le lavoratrici rischiano di pagare di più le conseguenze portate dal coronavirus? 

Per quanto riguarda le lavoratrici, credo si tratti di un periodo particolarmente difficile, dal momento che le cliniche dentali stanno subendo perdite economiche importanti e si vedono costrette a ricorrere al licenziamento del personale. A cadere in questa trappola, sono solitamente le donne, le quali è risaputo essere sottoposte a peggiori condizioni lavorative. A ciò, si aggiunge il peso del lavoro domestico, che tristemente la società lascia che ricada di più sulle donne, che si vedono obbligate a rimanere a casa con i figli.

5. Come ricorda Luca Landi, presidente SIdP, l’impatto delle malattie gengivali sulla salute generale è consistente e può diventarlo ancora di più in tempi di pandemia Covid-19: gengivite, parodontite e perimplantite sono infatti malattie infiammatorie croniche che minacciano la salute complessiva dell’individuo. Alcuni consigli utili su come prendersi cura dell’igiene orale anche in questo periodo?

L’igiene dentale è cruciale per godere di una buona salute generale, ed è per questo che non deve essere mai trascurata. Un consiglio è quello di cercare di mantenere un’alimentazione equilibrata e spazzolare i denti dopo ogni pasto, cosí come fissare visite periodiche dal proprio dentista di fiducia.

6. Infine, come credi che sarà il mondo post-covid19?

La società post-covid19 saprà affrontare i problemi che le si porranno con grande forza e coraggio. Questa pandemia ci ha insegnato cos’è la resilienza. In psicologia, la resilienza è la capacità di resistere, fronteggiare e riorganizzare positivamente la propria vita a seguito di un evento traumatico senza nascondere le difficoltà, cercando di andare avanti trasformando l’evento negativo in opportunità di crescita. Far fronte allo stress renderà più forte te, le persone a cui tieni e la tua comunità. E per concludere mi piacerebbe pensare che questa pandemia ha messo in evidenza la necessità di investire e migliorare le condizioni lavorative in sanità, educazione e ricerca.

 

Ringraziamo Mireia per il suo sano e interessante punto di vista. La pandemia ha di certo portato morte e dolore ma, come ben ricorda la nostra professoressa, ci ha anche insegnato il concetto di “resilienza”: trasformare un evento negativo in un’opportunità di crescita.

IL DOTT. PIERPAOLO PELLEGRINO E L’NCERTEZZA SUL CONTENIMENTO DELLA PANDEMIA

pierpaolo_IGPierpaolo Pellegrino e l'incertezza del Covid-19

Riflessioni e impressioni di un igienista dentale sulle conseguenze della pandemia sul settore sanitario e il mondo post-covid-19.

Qualche settimana fa la redazione di ILERNA Online Italia ha avuto il piacere di intervistare Pierpaolo Pellegrino, Dottore in Igiene Orale e attualmente esercitante la professione di igienista dentale nei due studi di famiglia.  Il Dott. Pellegrino si occupa di salute orale con focus specifico sui disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare.

Nel corso dell’intervista, abbiamo avuto modo di approfondire le conseguenze provocate a livello socio-economico dalla pandemia sul settore odontoiatrico. Ne è emerso un mondo incerto, dato dall’elevata difficoltà attuale di contenere la diffusione del virus.

contenimento della pandemia


1. Prima di dare inizio all’intervista, ci potrebbe fare un breve excursus riguardo i suoi studi e la carriera professionale intrapresa?

Ho cominciato il mio percorso di studi presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e conseguentemente concluso il percorso nell’Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara, conseguendo il titolo di Dottore in Igiene Orale. Attualmente, continuo il percorso professionale frequentando la Scuola di Osteopatia e Posturologia Chinesis I.F.O.P. di Roma, per allargare ed integrare terapie preventive e di potenziamento della salute. Per meglio comprendere il mio iter professionale non posso non citare mio padre, Antonio Angelo Pellegrino, medico chirurgo, specializzato odontostomatologo, Gnatologo ad indirizzo Neuro-muscolare post-Jankelsoniano e Psicoterapeuta con indirizzo in Ipnosi Ericksoniana. Attualmente con i due studi di famiglia composti da me, mio padre ed i miei due fratelli Giovanni e Carmen (entrambi odontoiatri) ci occupiamo a tutto tondo di salute orale con focus specifico sui disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare. Il mio obiettivo professionale è attualmente portare e coinvolgere gli igienisti italiani nelle terapie relative ai disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e del dolore oro-facciale tramite la tecnologia laser, col fine di ottenere sia una terapia che un approccio sofisticato, preciso ed all’avanguardia nel progetto comune del mantenimento e potenziamento dello stato di salute della popolazione.

2. Nel mese di maggio, il New York Times ha catalogato i lavori e le professioni più a rischio Covid19: al primo posto ha inserito gli igienisti dentali, dietro di loro, i medici di base, gli internisti e infine, gli  assistenti dentali e dentisti. Cosa ne pensa a riguardo?

L’analisi del New York Times rappresenta la realtà clinica e tecnologica della nostra professione. Nelle pratiche delle terapia parodontali non-chirurgiche risulta sempre una produzione di Aereosol che coinvolge pienamente l’ergonomia clinica di noi Igienisti Dentali. Questa produzione di Aeresol non e’ altro che un medium di microbi, acqua ed altre componenti organiche del cavo orale del paziente. La produzione del suddetto avviene sia con la strumentazione meccanica, sia con le nuove tecnologie terapeutiche ad esempio le terapie Air-Flow (manipoli a flusso d’aria ed acqua che veicolano polveri specifiche come la glicina o l’eritritolo con il fine dell’eliminazione del biofilm batterico) che risultano in una produzione di aereosol anche maggior delle strumentazioni meccaniche. Nel contesto dell’emergenza Covid-19 le tecnologie laser risultano le più sicure per l’operatore con picchi di efficienza maggiori delle altre tecnologie per alcune componenti della patologia orale, ma completamente inutili per altre necessità cliniche. In ogni caso si può contare sul fatto che noi igienisti dentali, essendo formati in maniera specifica per  questo genere di pratica clinica, siamo i più consci su come le protezioni individuali siano SEMPRE necessarie per proteggere noi stessi ed i pazienti. Possiamo dirlo orgogliosamente.

3. Se dovessimo condividere alcune cifre significative che rappresentano l’impatto del coronavirus sul settore dell’igiene dentale, quali sarebbero?

Più che di cifre bisognerebbe parlare di Metodo e Metodologia clinica. Nel mio caso specifico avendo praticato sin subito dopo la Laurea con tutte le tecnologie terapeutiche sopra-citate, ho sempre lavorato con divisa con sopra camice mono-uso, cuffietta, occhiale protettivo, visiera ed ovviamente mascherina con oggi l’aggiunta, più che gradita, delle maschere con alta capacità di
filtrazione(le ffp2 e 3). Ho sempre sensibilizzato i miei pazienti alle tecnologie di sterilizzazione all’avanguardia dei nostri studi (l’educazione del paziente comprende anche come funziona uno studio odontoiatrico). L’unica “cifra” che è variata si riferisce alle tempistiche tra paziente e paziente. Una seduta con me ha una durata che oscilla tra l’ora e l’ora e venti minuti, detto questo ho quindi portato l’alternanza tra ogni paziente a due ore: un’ora circa di seduta, mezz’ora di pulizia dei locali e riciclo dell’aria dei locali, ed una mezz’ora accessoria in cui mi prendo tutto il tempo di riverificare che sia tutto in perfetto ordine. Questo risolve totalmente l’eventualità di piccoli assembramenti nella sala d’attesa.
Certo bisogna specificare che io lavoro dalle 10 alle 20, alle volte le 22, dal lunedì al sabato, questo ò un dato che può essere rilevante per altre realà cliniche, per questo motivo ho parlato di Metodologia: personalmente tuttorisiede in questo fattore, il metodo con cui impostiamo la pratica clinica, gestionale ed educativa del nostro studio.

4. Ha subito in prima persona le conseguenze disastrose del coronavirus a livello professionale?

Possiamo dire di sì. Il fattore più stressante della questione è sicuramente stata l’incertezza dei tempi di contenimento della pandemia. Ma possiamo dire ampiamente che per quanto sia stato un momento socio-economico complicato se non terminale per alcune realtà lavorative, non è niente a confronto di quello che l’apparato del sistema sanitario nazionale, che e’ intervenuto per tutta la durata della pandemia, ha subito. Da tutti gli operatori sanitari e medici specialisti che sono intervenuti alla popolazione che ha dovuto subire gli effetti del virus. Per quanto la pandemia sia stata un momento di trauma economico, non bisogna dimenticare che è stato anche un momento di morte e dolore.

5. Ha un ricordo positivo di questa pandemia che Le piacerebbe condividere?

Sicuramente il sentimento di gratitudine che molti hanno espresso per i medici e sanitari del sistema sanitario nazionale e per tutti gli altri operatori di servizi primari che hanno continuato a lavorare in un periodo che ha messo a dura prova tutti. I sentimenti di gratitudine sono sempre magnifici, lo sono ancora di più quando vengono dalla collettività.

6. Secondo Lei, che cosa potrà insegnare questa emergenza al settore sanitario in generale?

Che non ci possono essere compromessi economi e politici quando si parla di salute collettiva. Nient’altro da aggiungere.

7. Infine, sarebbe in grado di descrivere in poche parole come sarà per Lei il mondo post-covid19?

Mi auguro con tutto me stesso un mondo migliore, ma è chiaramente un pensiero ingenuo. Sicuramente possiamo dire che molti hanno ritrovato la fiducia nella medicina moderna, una fiducia che negli ultimi anni vacillava su piu’ fronti. Personalmente fino all’arrivo del vaccino saremo sempre sull’attenti, ma confido che adesso tutti comprendano l’importanza della collaborazione socio-sanitaria nel mantenere salubre la vita di un intero Paese.

Ringraziamo il Dott. Pellegrino per il tempo dedicatoci e averci fornito una descrizione dettagliata della metodologia clinica da lui adottata. Un pensiero positivo? La fiducia riacquistata nella medicina moderna, l’importanza della collaborazione socio-sanitaria nel mantenere salubre la vita di un’intera nazione e il sentimento di gratitudine proveniente dalla collettività.

LA RICERCA DEL LAVORO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

jorge_IGLa ricerca del lavoro ai tempi del Coronavirus

Cercare lavoro non è mai stato un compito facile. Sebbene possiamo tenere sotto controllo molti dei fattori che hanno un impatto diretto sulla ricerca del lavoro, quali la nostra formazione o buona predisposizione alla ricerca, vi sono altri di carattere generale (il cosiddetto macroambiente) che non sono facilmente controllabili e che, tuttavia, possono influenzare il nostro successo sul mercato del lavoro. 

Come ben sapete, in questo 2020 la causa principale e una delle maggiori minacce sia per la ricerca che il mantenimento del proprio posto di lavoro sono costituite dal Coronavirus.

Il Coronavirus può influire sulla mia capacità di trovare lavoro? Assolutamente, sì. La preoccupazione per il virus a tutti i livelli, che siano economico, lavorativo, sanitario, ecc. genera una grande quantità di problemi per i datori di lavoro, i lavoratori e le persone che sono in ricerca attiva. Molte aziende hanno dovuto chiudere i battenti o ridurre il numero di lavoratori, pertanto l’assunzione di nuovo personale è stata ritardata o sospesa direttamente nella maggior parte dei settori professionali a causa dei tempi incerti che stiamo vivendo.

Di fronte a questa situazione, è normale avere molti dubbi ed è per questo che il nostro professore Jorge Abadia ha preparato una lista di consigli che speriamo possano esservi utili.

La ricerca del lavoro secondo Jorge

Dal momento che molte aziende hanno chiuso o si sono viste costrette a sospendere in maniera temporanea la loro attività, devo congelare anch’io la mia formazione o la ricerca del lavoro?

La risposta è no, il mercato pullula di offerte di lavoro. Il punto è che le procedure di reclutamento saranno sempre più online piuttosto che faccia a faccia, e tecniche quali il video colloquio diventeranno sempre più importanti. Pertanto, si tratta di un ottimo momento per proseguire con la nostra formazione, soprattutto per quanto concerne le nuove tecnologie.

Devo aggiornare i miei profili professionali?

Ora più che mai la nostra presenza sui mezzi di comunicazione digitali è fondamentale per la ricerca del lavoro. Possiamo approfittare di questo periodo per aggiornare il nostro CV e lettera di presentazione, e renderci pertanto più appettibili per il mercato del lavoro. Cerca di mettere in risalto le tue capacità anche con un pizzico di originalità. Questo è il momento giusto per trasmettere una prima impressione genuina a selezionatori, potenziali collaboratori, clienti e tutti gli altri professionisti che ti troveranno online.

Ma ci sono ancora aziende che assumono?

Nonostante la situazione sia piuttosto particolare e confusa, sembra che i tempi più duri della pandemia ce li siamo ormai lasciati alle spalle. Tuttavia, c’è chi non si è mai fermato nonostante l’emergenza, e continua, ora più che mai, a lavorare e produrre a pieno regime, come ad esempio il personale sanitario o altri settori in evoluzione relazionati specialmente con la tecnologia e la digitalizzazione.

È normale sentirsi bloccati in questa situazione?

In un momento talmente incerto come quello che stiamo vivendo, è più che comprensibile scoraggiarsi. Tuttavia, questa non è la strada da intraprendere, specialmente in momenti come questi, nei quali vi è bisogno di speranza, impegno e tanta determinazione!

Esci dalla tua comfort zone e non avere paura di nuove esperienze. Continua a coltivare la tua autostima, sii realista e lavora duro pensando alle tante opportunità che ti aspettano. Amplia i tuoi orizzonti, continua a studiare e a formarti e vedrai che presto sarai ricompensato!

Ringraziamo il Prof. Jorge per gli utili consigli in materia di ricerca del lavoro e auguriamo a tutti un grosso in bocca al lupo! 

CORONAVIRUS, IL NEMICO INVISIBILE: INTERVISTA ALL’IGIENISTA DENTALE SALVATORE RUSSO

charla-igienista-02Riflessioni di un igienista dentale

Riflessioni e impressioni di un igienista dentale sulle conseguenze della pandemia sul settore sanitario e il mondo post-covid-19.

Salvatore Russo è un’eccellenza italiana in materia di igiene dentale, e noi di ILERNA Online Italia abbiamo avuto l’onore di raccogliere la sua preziosa testimonianza riguardo le conseguenze portate dal nemico invisibile denominato Covid-19 sul settore dell’igiene dentale.

igienista dentale

Il Dott. Russo, contitolare della clinica odontoiatrica Rusaldent a Roma, è laureato magistrale in Scienze della Professioni Sanitarie ed è in possesso di un Master in Tecnologie Avanzate nelle Scienze di Igiene Orale. Inoltre, è stato professore a contratto e tutor clinico di laser terapie al Master presso “La Sapienza” Università di Roma” e al Corso Laurea in Igiene Dentale presso “Tor Vergata” Università di Roma. Per quanto concerne la sua invidiabile carriera professionale, Salvatore Russo è stato consulente presso A.F.O. di ODONTOIATRIA – U.O.S.D. di Diagnosi Igiene e Prevenzione Orale con DH Medico-Chirurgico Generale e Speciale per Soggetti Vulnerabili presso il Policlinico Tor Vergata-Roma; igienista dentale volontario su pazienti diversamente abili presso il Centro Educazione Motoria della Croce Rossa Italiana; consulente presso il Reparto Odontoiatrico dell’Arma dei Carabinieri della Caserma Salvo D’Acquisto-Roma; e per finire Dental laser therapist and educator. Infine, è autore di articoli e pubblicazioni nazionali ed internazionali, nonché relatore in corsi e congressi a livello sia nazionale che internazionale.


 

A seguire, vi lasciamo l’intervista che il Dott. Russo ci ha gentilmente rilasciato i giorni scorsi.

1. Nel mese di maggio, il New York Times ha catalogato i lavori e le professioni più a rischio Covid19: al primo posto ha inserito gli igienisti dentali, dietro di loro, i medici di base, gli internisti e infine, gli assistenti dentali e dentisti. Cosa ne pensa a riguardo?

 Innanzitutto mi permetta un ringraziamento a tutti Voi della redazione per questa intervista a me dedicata.

Sono assolutamente d’accordo con quanto asserito dalla prestigiosa testata da Lei citata poiché il loro articolo conferma quanto mi venne insegnato già nei primi giorni degli inizi del mio percorso di studi nei primi anni ’90 dello scorso millennio (presso l’Ospedale “Fatebenefratelli” dell’Isola Tiberina in Roma e che mi ha portato essere ad oggi un Dottore in Igiene Dentale con Laurea Magistrale), ovvero che le nostre strumentazioni meccaniche generano un aerosol per un diametro di circa un metro e mezzo rilasciando nell’aria molti agenti microbici compresi ovviamente eventuali patogeni (pensiamo ad esempio ai pazienti affetti da HIV o da epatite). Durante i nostri trattamenti, si rende perciò necessario mettere in atto tutti i protocolli utili per proteggere noi ed i nostri pazienti dal pericolo di infezioni trasmesse, considerando pertanto tutti come probabili infetti: molti di loro sanno di essere malati, molti, purtroppo, no poiché la diagnosi di queste infezioni richiede delle analisi specifiche e non routinarie. A tutto questo si aggiunge anche la mia esperienza, quasi decennale, come Igienista Dentale strutturato presso il reparto Odontoiatrico di Patologia Speciale per Pazienti Vulnerabili del Policlinico di Tor Vergata in Roma, in cui quasi quotidianamente operavamo su pazienti infetti e potenzialmente tali. Anche grazie a questa collaborazione, più unica che rara, non ho avuto grandi difficoltà nella gestione del Covid 19 al termine del lockdown obbligato, poiché ho dovuto aggiungere ai già scrupolosissimi protocolli da me adottati in precedenza i DPI specifici per combattere questo tipo di emergenza.

2. Se dovessimo condividere alcune cifre significative che rappresentino l’impatto del coronavirus sul mercato lavorativo italiano, quali sarebbero?

 A questa Sua domanda risponde non il Salvatore Russo clinico ma l’imprenditore odontoiatrico, una delle altre mie attività primarie essendo tra l’altro contitolare da 30 anni di una clinica dentale in Roma, che quindi si interessa anche dell’andamento economico nazionale ed internazionale. Basandomi sia su ciò che quotidianamente apprendo dai media sia e soprattutto da quanto vedo nella realtà oggettiva quotidiana “della strada”, la mia principale caratteristica, l’impatto del Covid sull’economia nazionale dipende dai settori specifici ed anche, all’interno degli stessi, da quali sono state le loro strategie economiche pre-covid ovverosia a quale specifica clientela erano dirette le loro finalità commerciali. Faccio un esempio per spiegare meglio il mio concetto: il ristorante in centro città con un’utenza di soli stranieri è e sarà in crisi fino a che non uscirà un vaccino visto l’altalenante report mondiale giornaliero dei nuovi contagi; il ristorante di periferia con una sua clientela locale e spesso fidelizzata continuerà comunque a lavorare, seppur con delle limitazioni determinate dall’emergenza in atto.

Nello specifico del settore odontoiatrico, sto vedendo che chi da sempre ha seminato bene puntando sul famoso “passaparola” (un tempo di quartiere ma ora, grazie al web ed alle piattaforme sociali, con un raggio di azione mediatico fortemente allargato) non solo ai trattamenti clinici d’eccellenza anche all’igiene orale (decontaminazione della bocca, “non solo tartaro e denti bianchi”. Tutto entra dalla bocca, anche il cibo.., questo Covid l’ha dimostrato al mondo intero), alla scrupolosa disinfezione e sterilizzazione della strumentazione e dei locali dove operiamo, alla fidelizzazione dei pazienti, ecc. a lockdown terminato sta lavorando come e più di prima mentre altri stanno lavorando a regime ridotto ed alcuni addirittura fallendo: la maggior parte di questi sono coloro secondo cui il fatturato veniva prima della salute del paziente. Per mia esperienza diretta, anche nel mio studio era tempo che non lavoravamo con questi ritmi al punto tale che quest’anno e per la prima volta il periodo di chiusura estiva sarà limitato ad una sola settimana e non tre o addirittura quattro come finora era successo per gli anni passati.

3. Per quanto tempo continueremo a fare il triage “obbligatorio”, prima che il paziente acceda presso lo studio odontoiatrico? Dovremo prendere la consuetudine di misurare la temperatura contactless a ogni paziente e l’ossigenazione con il saturimetro? Sarà necessario farlo rientrare di default nel nostro protocollo?

 Penso che “l’obbligo” resterà fino a quando non uscirà un vaccino che sembra e si spera per tutta l’umanità essere ormai prossimo.

A parer mio sarebbe buona norma mantenere il triage per sempre poiché se la struttura è ben organizzata ci vogliono veramente 5/10 minuti in più all’accoglienza del paziente per il completamento dello stesso. Spero e confido che questa pandemia ci abbia ricordato a tutti noi operatori di settore che i nostri studi sono delle “piccole sale operatorie ospedaliere”, per cui come tali vanno gestite non per obblighi legislativi ma bensì per OBBLIGHI MORALI!

4. Alcuni consigli su come organizzare lo studio dentistico durante questo periodo particolare?

 La ringrazio di questa domanda che mi da modo di spiegarLe in poche parole il mio “percorso di gestione Covid 19”. Già dal giorno dopo la chiusura obbligata delle nostre attività a livello nazionale, ossia dal 10 di marzo, invece di mettermi a piangere e deprimermi come hanno fatto tanti colleghi, igienisti o odontoiatri che siano, mi sono subito messo al lavoro sul computer, al telefono, ecc. mettendo in atto tutta la mia esperienza ormai 37ennale nel mondo odontoiatrico in generale, unita a quella sul campo in quel del Policlinico di Tor Vergata, prima enunciata,  oltretutto coinvolgendo le mie amicizie di virologi, internisti, anestesisti, medici di base, ecc., stilando insieme protocolli da mettere in atto il giorno stesso della possibile riapertura avvenuta poi il 4 di maggio. Mi dissi:  “chi è subito pronto sarà il vincente del futuro, visto che la gente è rimasta segregata in casa senza poter fare un controllo dentale, di dover gestire un eventuale ascesso con dell’antibiotico senza poter intervenire sulla causa, oppure un’igiene professionale della propria bocca come da richiamo stabilito”.

Di seguito un veloce riepilogo dei punti base del protocollo redatto da me insieme al mio gruppo di lavoro sopracitato, che serenamente condivido con Voi e i Vostri lettori, come ho già fatto con altri professionisti amici di settore, nazionali ed internazionali, che me lo hanno gentilmente richiesto:

  • utilizzo di mascherine Ffp2/3 meglio monouso senza filtro (ottimo per proteggere in entrata ma non in uscita. Sono indicate per 8 ore di lavoro continuato) durante la fase operativa;
  • per i controlli & co che non prevedono aerosol ok per le classifiche mascherine chirurgiche;
  • visiera in plastica;
  • occhiali (neutri o da vista) oppure ingrandenti con loro schermo protettivo comunque sotto la visiera in plastica;
  • camicie monouso o autoclavabile;
  • copricapo monouso o autoclavabile;
  • copri scarpe monouso;
  • doppio guanto: quello sotto è la nostra seconda pelle, quello sopra cambiarlo tra un paziente e l’altro come da routine;
  • arieggiare molto la stanza;
  • far mantenere la distanza di almeno un metro tra i pazienti, tra paziente ed operatore quando possibile, tra i vari operatori nelle fasi non operative e comunque sempre con la mascherina chirurgica o FFp2/3;
  • per le superfici, strumentario & co utilizzo di disinfettanti a freddo con azione specifica anche sul Covid 19
  • fare il giusto triage ancor prima di dare l’appuntamento e da ripetere prima della seduta. Far firmare al paziente quanto da lui dichiarato;
  • evitare assembramenti in sala d’aspetto;
  • appuntamenti più lunghi che prevedono almeno 15 minuti tra un paziente e l’altro per le giuste manovre di sanificazione sala operatoria e ricambio di aria.

5. Ha un ricordo in particolare relativo a questa pandemia che Le piacerebbe condividere?

Sicuramente la cosa che mi ha più emozionato e che mi resterà nel cuore è la voglia di condivisione globale perché l’umanità intera si è resa conto che al di là delle razze e dei ceti sociali “siamo tutti uniti da un invisibile filo rosso” e che non esistono soldi, potere & co capaci ad evitare le gravi malattie e tanto meno la morte conseguente ad esse: davanti una pandemia del genere siamo veramente tutti uguali!

6. Secondo Lei cosa potrà insegnare questa emergenza al settore dentale?

L’importanza del rispetto e del mantenimento dello stato di salute, non solo orale ma di tutto il corpo visto che tante infezioni, non solo quelle da Covid,  partono dalla bocca, sia per noi operatori sia, anzi, ancor di più di chi ci affida la sua salute e spesso quella dei propri figli.

7. Infine, sarebbe in grado di descrivere in poche parole come sarà per Lei il mondo post-covid19?

Il mio timore è che l’ingordigia e l’egoismo umano caratterizzanti gli anni tremila conseguenti alle assurde leggi non scritte dettate da chi gestisce per un proprio tornaconto il consumismo sfrenato mondiale per un benessere personale di pochi, spesso a danno dei molti meno fortunati del pianeta, a pochi mesi dall’uscita e la distribuzione di un eventuale vaccino che ponesse fine a questo stato di emergenza, prevalga nuovamente facendoci immediatamente dimenticare quanto di buono questa pandemia ha fatto emergere: le vere priorità di vita.

 

Ringraziamo il Dott. Russo per averci reso note le sue opinioni e averci fornito una dettagliata descrizione riguardo le procedure da seguire per svolgere la professione di igienista dentale in tutta sicurezza. Crediamo fermamente che quanto da lui comunicatoci costituisce un’eccellente lezione di vita: mai arrendersi di fronte alle avversità. Come diceva Winston Churchill:

“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.”

INSONNIA DA CORONAVIRUS: COME DORMIRE BENE

insonnia da coronavirusCome combattere l'insonnia da coronavirus

Milioni di persone soffrivano d’insonnia molto prima dello scoppio del coronavirus, ma l’emergenza sanitaria ha senza dubbio peggiorato la situazione. 

La pandemia non colpisce tutti allo stesso modo: i pazienti in fase critica e i medici in prima linea sono coloro che hanno subito, e subiscono tuttora, le disastrose conseguenze del virus. 

Tuttavia, tutti, nel nostro piccolo, stiamo imparando a convivere con il nemico invisibile, che causa ansia e preoccupazione e non ci consente di godere di sonni tranquilli. 

Indice

insonnia coronavirus

Le cause dell’insonnia da coronavirus

Distanziamento sociale, chiusura delle scuole, quarantena, telelavoro: tutto ciò ha causato profondi cambiamenti nella vita delle persone di qualsiasi età e rango sociale. I motivi? 

  • Può essere difficile adattarsi a una routine completamente nuova o trovarsi tutto ad un tratto senza uno schema prestabilito da seguire. Ci alziamo la mattina senza uno scopo e ci ritroviamo a fissare il muro in attesa di un qualcosa che dia un senso alle nostre giornate tutte uguali. 
  • Tracciare il trascorrere del tempo si rileva alquanto complicato in assenza di alcuni appuntamenti quotidiani, quali portare i bambini a scuola, arrivare in ufficio, assistere a eventi sociali o andare in palestra. 
  • Rimanere rinchiuso in casa, soprattutto in abitazioni con scarsa luce naturale, ha un impatto diretto sul ciclo sonno-veglia.
  • Se attualmente sei senza un impiego o il tuo orario lavorativo è stato ridotto causa Covid-19, potresti essere tentato a dormire fino a tarda mattinata. Dormire più di sette/otto ore a notte potrebbe rendere più difficile il risveglio, anche se si utilizza una sveglia.

Ansia e preoccupazione

“Preoccupazione” è la nuova parola chiave. Tutti temiamo il contagio. L’età avanzata o le patologie previe di amici stretti e famigliari generano continue paure. Con la recessione economica alle porte, viviamo nella costante preoccupazione di dover generare ingressi e mettere da parte i nostri risparmi per far fronte a questo fulmine a ciel sereno. 

La nostra attuale condizione è sovrastata dall’incertezza del domani: arriverà una seconda ondata? Quando torneremo a una serena normalità? L’economia si riprenderà? 

Depressione e isolamento

La crisi porta a isolarci, e talvolta cadiamo nel buco nero della depressione, soprattutto in caso di amici e familiari malati o deceduti nel corso della pandemia. Nei momenti di dolore più profondo, preferiamo la solitudine in casa, che è una delle cause più risapute dell’insonnia. 

Stress familiare e da lavoro

Molte famiglie stanno subendo lo stress risultato dal coronavirus. Viaggi cancellati, isolamento, assenza di vita sociale…L’obbligazione a conciliare vita lavorativa e familiare ha diverse cause, tra cui l’insonnia. 

Eccessiva esposizione agli schermi

Durante la quarantena, tutti noi siamo stati costretti a cercare dei diversivi per trascorrere il tempo: 

  • controllo ossessivo delle notizie su Twitter
  • video chiamate su Whatsapp, Skype, ecc. con gli amici 
  • riunioni di lavoro su Zoom
  • nottate spese a guardare la nostra serie preferita su Netflix
  • eventi online
  • il celebre smart working

Questi sono tutti esempi di un’eccessiva esposizione agli schermi. Vi siete mai chiesti come mai fissare lo schermo di un computer per ore, soprattutto prima di andare a dormire, può causare insonnia? Non solo gli schermi degli apparecchi digitali stimolano il cervello in una maniera tale da rendere impossibile il rilassamento, ma inoltre la luce blu emessa sopprime la produzione naturale di melatonina, l’ormone che il corpo produce per indurre il sonno. 

Senso di fatica e spossatezza derivante da stress

Lo stress cronico da pandemia può portare a diversi sintomi, quali mal di testa persistenti, perdite di memoria, problemi digestivi. La fatica da stress è un altro effetto collaterale abbastanza comune.  Anche se si riesce a riposare durante la notte, rimane un senso di spossatezza che si traduce in stanchezza e mancanza di motivazione nel corso dell’intera giornata.

Perché è importante dormire bene durante una pandemia

Come ricorda il Primario del Centro Medicina del Sonno di San Raffaele Turro,  il sonno costituisce una funzione fondamentale per l’organismo per i seguenti motivi: 

  • da un ritmo chiaro al corpo durante la giornata, fondamentale per il rilascio degli ormoni; 
  • potenzia il sistema immunitario, aumentando le nostre difese; 
  • influisce in maniera positiva sulle funzioni cerebrali, contribuendo alle funzioni esecutive e a quelle legate all’apprendimento e alla memoria;
  • migliora l’umore, come emerge da alcune evidenze scientifiche che correlano l’insonnia a una maggior irritabilità, mancanza di energie e, nei casi peggiori, depressione.
  • migliora la nostra salute mentale, come dimostrano alcuni studi che legano la mancanza di sonno a condizioni mentali quali ansia, disturbo bipolare e PSTD (disturbo da stress post-traumatico). 

Consigli su come combattere l’insonnia

Stabilire una routine induce senza dubbio un senso di normalità anche in quei periodi in cui non si sa più cosa sia la normalità. E’ di gran lunga più facile per la tua mente e il tuo corpo abituarsi a un ciclo sonno-veglia fortemente prestabilito.

La tua routine dovrebbe comprendere quanto segue: 

  • Ora di sveglia: Imposta la sveglia, non la rimandare, e cerca di avere un orario di sveglia ben prestabilito. 
  • Rilassamento: è importante dedicare del tempo a rilassarsi prima di andare a dormire. E’ consigliato svolgere delle attività del tipo: letture leggere, stretching, meditazione  insieme ad alcuni rituali di preparazione pre-letto (struccarsi, fare delle maschere per il viso, indossare il pigiama, lavarsi i denti, ecc.). 
  • Ora di andare a dormire: decidi un orario ben preciso in cui spegnere le luci e tentare di addormentarti. Il letto è fatto per dormire, non per lavorare. 

Inoltre, è bene seguire alcuni piccoli consigli:

  • farsi la doccia e vestirsi anche se si rimane a casa. La cura del corpo è di vitale importanza per combattere lo stress e stare in pace con se stessi.
  • fissare i pasti ad ore prestabilite. 
  • riservare periodi di tempo specifici al lavoro e all’allenamento (evitando la fascia serale)
  • evitare il “sonnellino pomeridiano” perché il rischio che si protragga oltre la durata consigliata (20-30 minuti) è alto, compromettendo il sonno notturno; 
  • curare l’alimentazione, soprattutto a cena, limitando la quantità di cibo e l’apporto proteico; 
  • evitare di assumere caffeina in eccesso, che ostacola il sonno, e alcool, che causa un sonno leggero e frammentato;
  • non tenere il cellulare vicino al letto per evitare l’eventuale disturbo causato dalle notifiche e non cadere in tentazione qualora ci si svegliasse durante la notte;
  • cercare di allontanare i pensieri negativi nella fase di addormentamento.

Sei curioso di scoprire le conseguenze del Covid-19 sul settore dell’igiene dentale? Leggi l’intervista alla nostra docente Laura Alarcón cliccando sul bottone sottostante: 

LEGGI L’INTERVISTA

 

INTERVISTA AL PROFESSORE: IGIENE DENTALE E COVID-19

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Onliners! Bentornati alla nostra rubrica “Intervista al professore”!!

Oggi è il turno di Laura Alarcóndocente di igiene dentale presso ILERNA Online Italia. Laura ci ha condiviso le sue impressioni sul settore dell’igiene dentale, ponendo enfasi sulle conseguenze economiche-sanitarie causate dal Covid-19 e dando utili consigli su come affrontarle al meglio.

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1. Quali sono i principali cambiamenti che si osserveranno nel settore dell’igiene dentale? Perché?

Innanzitutto, il lavoro dell’igienista dentale è stato catalogato dal New York Times come uno dei lavori più a rischio coronavirus, poiché la saliva gioca un ruolo fondamentale nella trasmissione orizzontale del virus tra le persone e, durante le sedute di igiene dentale, diventa alquanto complicato evitare l’aerosol che si produce. Di conseguenza, i principali cambiamenti che possiamo osservare nel settore stanno nell’evitare l’esposizione diretta dei pazienti alla saliva di pazienti potenzialmente infetti.

Il virus è ormai parte delle nostre vite e, per questo motivo, dobbiamo abituarci ai protocolli di sicurezza stabiliti, il cui scopo è ridurne, per quanto sia possibile, la trasmissione. 

Il processo comincia prima dell’arrivo dei pazienti: si realizza un triage telefonico per programmare l’appuntamento, durante il quale si cerca di escludere quei pazienti che possono rappresentare un rischio (quelli che presentano sintomi compatibili a quelli del coronavirus, o che sono venuti a contatto con casi positivi,…). Il triage telefonico non è nessun gold standard e non ci consente di individuare i pazienti asintomatici: per tale motivo, è importantissimo seguire tutti i protocolli e le misure di igiene nel corso delle sedute, anzi… dal momento stesso in cui il paziente mette piede nella clinica. 

Una volta dentro, sia i pazienti che i lavoratori dovranno pulirsi le mani con un buon sapone o un buon disinfettante. I lavoratori dovranno indossare i DPI, tali come schermi e/o occhiali, maschere, calzari, camici monouso, cuffie o copricapi, guanti,… Nel caso dei pazienti, verranno date loro cuffie, guanti e calzari, mentre dovranno portare da casa la mascherina. Per quanto riguarda i lavoratori, dovranno cambiare il sopracamice monouso o la tuta monouso ogni qual volta vengono in contatto con un nuovo paziente. 

Siccome il paziente viene a stretto contatto con la strumentazione e tutto ciò che costituisce l’ambiente, dopo ciascuna seduta è necessario disinfettare tutto in profondità. Questo ha come risultato tempi più dilatati tra i pazienti, che si traduce in perdite economiche. Questi costi ricadono sul paziente, sullo studio o su entrambi. Ritengo che forse non siamo ancora del tutto coscienti delle conseguenze a livello economico causate dal virus, conseguenze che dovremmo essere in grado di affrontare e regolarizzare man mano che andiamo avanti. 

2. Come rassicurare i pazienti? 

Alla paura di andare dal dentista viene sommata la paura del contagio: per questo motivo bisogna rendere noto a tutti i pazienti tali protocolli sin dall’inizio, senza dimenticare di farli sentirsi comodi e tranquilli.

3. Il mese scorso, il New York Times ha catalogato i lavori e le professioni più a rischio Covid19: al primo posto ha inserito gli igienisti dentali, dietro di loro, i medici di base, gli internisti e infine, gli  assistenti dentali e dentisti. Cosa pensi a riguardo?

Personalmente, sono d’accordo sul fatto che sia una professione ad alto rischio, trattandosi di professionisti che stanno a stretto contatto con la potenziale fonte di contagio, i pazienti, nonostante coloro che si recano in studio siano persone presumibilmente sane. Nel caso dei medici, il ruolo che ricoprono richiede loro un contatto diretto con i pazienti contagiati. Tuttavia, a mio parere, la possibilità di trovare un paziente positivo in studio in fase sintomatica e contagioso è molto più bassa, ma nel caso in cui ciò succeda, la probabilità di contagio sarà più alta a causa dell’esposizione all’aerosol della saliva prodotto durante le sedute d’igiene.

4. Come donna, credi che le lavoratrici rischiano di pagare di più le conseguenze portate dal coronavirus? 

Nonostante la malattia colpisca di più gli uomini, penso che  la crisi derivata dalla pandemia colpirà più gravemente le donne. In tutte le crisi, le differenze tra gli individui delle società diventano più evidenti. Le donne hanno solitamente una condizione lavorativa meno vantaggiosa rispetto agli uomini: se già partiamo da una posizione precaria, al sorgere di una crisi, questa condizione subisce un ulteriore peggioramento. In aggiunta, le donne sono più presenti nei settori maggiormente colpiti dalla crisi, quali il commercio, il turismo o la comunicazione. Durante questa situazione di emergenza sanitaria, siamo stati obbligati a rimanere rinchiusi a casa, e pertanto, a portarci a casa anche i nostri lavori. In molti casi, lo stress del telelavoro si è sommato al peso del lavoro domestico, che solitamente ricade di più sulle donne.

In sintesi, questa crisi renderà di certo più evidenti le differenze tra le diverse fasce della società, cosa che mi auguro ci consenta di individuarle con maggiore facilità e pertanto agire di conseguenza. 

5. Il 17 giugno si celebra la Giornata internazionale dello sbiancamento dei denti. Alcuni consigli su come mantenere una dentatura perfetta?

Per prendersi cura dei propri denti, dobbiamo seguire un’adeguata igiene dentale e regime alimentare, così come fare dei controlli dal dentista periodicamente.

Per quanto riguarda l’igiene orale, la prima cosa da farsi è spazzolare i denti dopo ogni pasto: lo spazzolamento non dev’essere troppo energetico, altrimenti possiamo provocare l’abrasione dei denti, che significa una perdita di sostanza a livello dello smalto, tessuto che non è in grado di rigenerarsi, o anche lesionare le gengive. Pertanto, la scelta dello spazzolino è importante: consiglio di cambiarlo all’incirca una volta ogni tre mesi e prestare attenzione alla durezza (si consiglia che sia di durezza media). In quanto al dentifricio, se vogliamo proteggere lo smalto, si consiglia che includa fluoro, poiché aiuta la remineralizzazione dello smalto, rendendolo più forte e, inoltre, ha un effetto antibatterico. E non dimentichiamoci di utilizzare filo interdentale e collutori. 

L’alimentazione, d’altro canto, dev’essere equilibrata e, di conseguenza, includere alimenti ricchi di vitamine e minerali, tra i quali il calcio, il quale ricopre un ruolo molto importante per i denti. 

Le visite dal dentista sono fondamentali come controlli di routine e per realizzare detartrasi periodicamente. 

Se invece vogliamo mantenere un sorriso perfetto in seguito a uno sbiancamento dentale, dobbiamo prendere in considerazione alcuni aspetti. Lo sbiancamento dentale utilizza degli agenti sbiancanti che sono aggressivi sui tessuti dentali: i radicali liberi, che si formano dopo l’applicazione di questi agenti, rompono i legami delle molecole che formano alcune delle macchie dentali estrinseche. Oltre ad eliminare le macchie, tali agenti hanno un effetto corrosivo sullo smalto, aumentandone la porosità. Questo fatto rende i denti più suscettibili alla colorazione da alcuni alimenti o bevande, e per questo motivo, il primo o i primi due giorni si consiglia di assumere una dieta bianca, ovvero composta da alimenti bianchi.

6. Infine, saresti in grado di descrivere in poche parole come sarà per te il mondo post-covid19?

Oltre alla crisi economica e le misure di igiene che siamo stati costretti ad adottare su tutti i fronti, non saprei dire con certezza che aspetto avrà il mondo post-covid19. Tuttavia, ritengo che questa crisi sanitaria ci abbia permesso di mettere sul tavolo questioni molto importanti che erano rimaste in disparte, come la questione ecologica, la trasformazione del lavoro, le disuguaglianze e l’importanza degli investimenti in sanità e innovazione. Spero che una volta messe in evidenza tali questioni, saremo in grado di evolvere verso un modello sociale più bilanciato o, magari, totalmente bilanciato in tutti questi aspetti. 

 

Concludiamo la intervista ringraziando la professoressa Laura e invitandovi a iscrivervi al nostro corso di igiene dentale!!! Scoprite le promozioni attive visitando il nostro sito web e seguendoci su Instagram, Facebook e LinkedIn. Se preferite, potete contattarci allo 02 94759906 o a info@ilernaonline.it.

 

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Intervista al professore: il mercato del lavoro secondo Jorge Abadia

Jorge_Abadia-IGJorge Abadia e il mercato del lavoro post-covid19

Onliners! Benvenuti alla nostra nuova rubrica “Intervista al professore”!!

Oggi abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Jorge Abadia Gascón, docente di giurisprudenza presso ILERNA Online Italia. Jorge ci ha condiviso il suo punto di vista sul mercato del lavoro nell’era post-Covid19.

Jorge Abadia, docente di giurisprudenza presso ILERNA Online Italia
Jorge Abadia, docente di giurisprudenza presso ILERNA Online Italia

1. Quali sono i principali cambiamenti che si osserveranno nel mercato del lavoro post-covid19?

Innanzitutto, non credo che l’emergenza Coronavirus abbia cambiato così tanto le cose, semplicemente sta accelerando dei processi che in realtà erano già in atto (come il telelavoro) o ha messo in evidenza alcune norme che è bene osservare in ambiente lavorativo (una buona igiene personale, una buona pulizia degli ambienti).

Certo è che, a seguito dell’attuale emergenza sanitaria, le aziende ricercheranno figure professionali con elevate abilità informatiche, lavoratori affidabili in grado di assumersi le proprie responsabilità e di gestire in maniera efficace il loro tempo, sia lavorativo che privato. Non sto dicendo che prima tali competenze non erano richieste, semplicemente non avevano lo stesso livello di importanza ricoperto attualmente.

2. Potresti condividere con noi i tuoi pensieri riguardo il lavoro  agile, meglio conosciuto come “Smart working”? 

In realtà, lo smart working era con noi già da tempo: la figura del capo padrone di tutto e tutti è ormai inesistente. Oggidì nelle aziende, è impossibile trovare un datore di lavoro che non abbia mai delegato una competenza, una decisione o un particolare progetto ai suoi dipendenti. Ogni lavoratore diventa leader de se stesso e così cresce anche il senso di appartenenza all’azienda.

Lo smart working ci permette di diventare padroni di noi stessi: dobbiamo imparare ad assumerci le nostre responsabilità, gestire bene la comunicazione tra i lavoratori (avere empatia con gli altri), avere un pensiero critico e imparare, con molta forza di volontà, a lavorare per obiettivi, non per attività (bisogna eliminare l’insulsa pratica del “fare atto di presenza”).

Tuttavia, ci tengo a sottolineare che non tutte le professioni possono essere svolte da casa e che lo smart working, nonostante abbia diversi vantaggi, presenta senza dubbio degli aspetti negativi, come distrazioni, la mancanza dei colleghi, la sensazione di essere prigioniero nella propria casa, ecc.

3. In un’intervista a Forbes, Bill Gates ha affermato “dubito che i viaggi di lavoro possano mai tornare. È evidente che ce ne saranno ancora, ma in minor quantità”. Lo stesso succederà per le riunioni. Secondo, lui, infatti, molte aziende inizieranno a seguire il modello delle riunioni virtuali per abbandonare a poco a poco quelle “faccia a faccia”. Quali sono i tuoi pensieri a riguardo? 

Dopo quanto affermato da Bill Gates, dubito che le mie parole possano avere lo stesso peso. Ad ogni modo, posso senza dubbio affermare che il mio pensiero si avvicina molto a quello del fondatore della Microsoft. 

Penso che le persone non abbiano più paura a comunicare attraverso uno schermo, e probabilmente questo succederà anche nei posti di lavoro. Se prima c’era bisogno del “faccia faccia”, adesso possiamo e dobbiamo fidarci di quello che vediamo attraverso il computer. Le riunioni virtuali diventeranno la regola. Non sarà più nemmeno necessario vedersi per firmare  dei documenti, grazie all’esistenza di sofisticati programmi che consentono di procedere con la firma digitale.

4. Como descriveresti in tre parole l’attuale mercato del lavoro? Perché?

Le tre parole con cui descriverei l’attuale mercato del lavoro sono crisi, dubbi e camminare.

  1. Crisi, però intesa nella sua accezione originale e positiva. Crisi deriva dal greco krino (separare, cernere, in senso più lato, discernere, giudicare, valutare) e nonostante il più delle volte la gente pensa al suo significato negativo, io preferisco sempre coglierne la sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi, cioè di riflessione, di valutazione, di discernimento, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita, per un rifiorire in un futuro prossimo.
  2. Dubbi, perché ogni giorno è diverso e abbiamo avuto molto tempo libero per pensare al lavoro, alla nostra compagnia, alla vita in generale… I ricordi, i piani futuri, i corsi di studio che desideriamo seguire, il mestiere che voglio intraprendere, ecc. Poi i media non aiutano di certo a causa della loro tendenza a fare perno sui sentimenti della gente, che si lascia trasportare da quanto legge, sente e vede. 
  3.  Camminare: dobbiamo andare avanti e se la storia ci può insegnare qualcosa è che nonostante tutto, la vita continua. Temiamo per il nostro posto di lavoro, se riusciremo a vedere la nostra famiglia, se domani ci saranno clienti in  negozio, se avremo ancora l’opportunità di seguire un determinato percorso di studio…e nonostante tutto, ogni mattina ci alziamo e ci sforziamo di fare tutto ciò che ci siamo prefissati. Se c’è volontà, possiamo muovere montagne e affrontare tutto quello che ostacola il nostro cammino.

5. Se dovessimo condividere alcune cifre significative che rappresentano l’impatto del coronavirus sul mercato del lavoro spagnolo e italiano, quali sarebbero? 

Gli effetti economici saranno senza dubbio problematici, almeno nell’immediato. Passeremo attraverso una rilocalizzazione delle risorse economiche, una trasformazione dei processi produttivi e delle dinamiche comunicative tra colleghi. 

Detto questo, credo che ancora è molto presto per poter fare un calcolo preciso sull´impatto del coronavirus. Prima di tutto, non possiamo ancora calcolare con precisione (e nemmeno che dati utilizzare) i posti di lavoro persi, che raggiungeranno di certo delle cifre catastrofiche in quei paesi dove si vive di turismo. Secondo, siamo in attesa di ricevere gli aiuti concessi dall’Unione Europea e di verificare se le misure imposte da parte dei nostri governi hanno funzionato. Molte misure sono state prese in situazioni difficili e dobbiamo vedere se sono risultate utili oppure no. Ritengo che sia importante valutare le decisioni prese sino ad ora con spirito critico, ma rimanere uniti con l’intento di ricostruire la società nel più breve tempo possibile. Dobbiamo imparare a metterci nei panni del prossimo e comprendere che prendere decisioni di tale calibro risulta più difficile del previsto. Inoltre, dobbiamo aspettare di vedere  cosa succederà nel periodo estivo, e che comportamento assumeranno i nostri colleghi europei: in particolar modo, francesi, inglesi e tedeschi. Dobbiamo riguadagnarci la loro fiducia e assumere misure positive per il turismo, approfittando di questa situazione per ricominciare con un turismo sostenibile ed ecologico. Evitiamo il turismo di massa: dobbiamo essere consapevoli della non sostenibilità dei nostri attuali stili di vita.

6. Alcuni consigli su come far ritorno al lavoro in sicurezza?

Questa situazione sta mettendo sotto pressione diversi datori di lavoro e lavoratori, o perché hanno dovuto mettere in atto nuove procedure e pratiche in  tempo molto brevi o perché si sono visti costretti a sospendere di botto le loro attività commerciali.

Ora più che mai, la salute e la sicurezza sul lavoro offrono un supporto di tipo pratico per fare ritorno al proprio luogo di lavoro. Sarebbe un buon momento per aggiornare la nostra valutazione dei rischi e poter prendere delle misure di controllo adeguate al nostro posto di lavoro. Non tutte le misure sono applicabili a tutti gli ambienti di lavoro, ma alcuni esempi di misure generali possono essere:

  •  Svolgere soltanto il lavoro essenziale, e se è possibile fornire i servizi a distanza (ad esempio, via telefono).
  • Ridurre il più possibile il contatto fisico tra i lavoratori. Evitare il contatto fisico non significa dimenticarsi delle buone maniere: è possibile che non tutte le persone che entrano nel nostro negozio non sono a conoscenza delle norme igieniche da adottare ed è nostro compito spiegare loro como comportarsi. Portiamo pazienza e siamo educati!
  • Ridurre il contatto fisico con i clienti (distanziamento sociale)
  • Raccomandare a tutti (clienti, fornitori, colleghi) di rispettare le norme igieniche all´interno del locale.
  • Se è possibile, installare una  barriera impermeabile tra i lavoratori se si è in grado di mantenere due metri di distanza tra di loro. Questa barriera può servire anche con i clienti (nella reception)
  • Organizzare i tempi riservati alle pause pranzo in modo da ridurre il numero di persone presenti alla mensa aziendale, la sala del personale o la cucina.
  • Fornire acqua e sapone o un igienizzante mani adeguato e raccomandare ai lavoratori di lavarsi spesso le mani. Pulire gli ambienti di frequente, soprattutto le scrivanie, le maniglie delle porte, gli oggetti da lavoro e altre superfici e, se possibile, assicurare una buona ventilazione.

Infine, è di fondamentale importanza leggere informazione veritiera e della cui provenienza siate sicuri. Cerchiamo di non dare retta alle fake news che circolano su internet e si diffondono su WhatsApp alla velocità della luce. Combattiamo ciò che è falso, e diffondiamo notizie qualora siamo certi che siano fondate.  

7. Precarie, part-time, con contratti ballerini o a tempo determinato in percentuale decisamente maggiore degli uomini, credi che le lavoratrici rischiano di pagare di più le conseguenze portate dal coronavirus? 

Purtroppo, senza dubbio le donne soffriranno di più le conseguenze della pandemia. Tra i problemi che molti lavoratori si troveranno ad affrontare, il principale riguarda la gestione dei figli. In molti casi uno dei genitori sarà costretto a lasciare il suo impiego per occuparsi dei bambini, e come da tradizione, il lavoro più a rischio sarà quello delle donne.

Conciliare lavoro e figli sarà ancora più difficile. Occuparsi della famiglia significherà vedersi costretti ad abbandonare il lavoro per riuscire a far fronte  alle numerose esigenze famigliari. Spesso si tende a sacrificare il salario più basso che, nella maggior parte dei  casi, è delle donne, i soggetti economicamente più fragili (soprattutto per il gap di genere sulle retribuzioni).

Ad ogni modo, sono ottimista e penso che il coronavirus può essere uno spunto molto interessante dal quale ripartire como società per combattere la situazione attuale e sovvertire le regole che relegano il sesso femminile ai margini della catena economica e lavorativa. Tutta la società, e specialmente le donne, devono continuare a combattere per raggiungere i loro diritti. I governi devono essere all’altezza di questa lotta tramite decisioni ponderate e misure tendenti a riparare questa ingiustizia storica tra uomini e donne.

8. Infine, saresti in grado di descrivere in poche parole come sarà per te il mondo post-covid19?

Alcuni giorni fa ho parlato con un amico su ciò che ci aspetta, e abbiamo considerato due possibili strade: un mondo Covid 1984, stile “Grande Fratello (1984)” di George Orwell, dove tutto sarà controllato, perfino la libertà, per la nostra sicurezza; dall’altra parte,un mondo dove il sistema liberal-capitalista come lo conosciamo cesserà di esistere. Come dice il filosofo sloveno Slavoj  Žižek, il coronavirus può essere come la “tecnica dell’esplosione del cuore con cinque colpi delle dita” del film “Kill Bill Vol 2” per il sistema capitalista globale, e la soluzione sarebbe un nuovo pensiero globale con un potere forte degli Stati, non dei mercati, un nuovo “comunismo del secolo XXI” senza frontiere.

Io tuttavia, sono dell’idea che l’essere umano come società non impara mai nulla ed è condannato a ripetere tutti gli sbagli del passato. Come ha detto Hegel, “Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia, è che dalla storia l’uomo non ha imparato niente.” Nonostante l’impatto del virus rimarrà con noi ancora per molti anni, soprattutto le sue catastrofiche conseguenze economiche, la gente ha bisogno di amore, di ridere, di divertirsi, del contatto umano, ecc. Il virus ci fa pensare alla nostra fragilità umana, che cercavamo di nascondere dietro la tecnologia e bramando l’immortalità. Tuttavia, né siamo immortali né possiamo rimanere seduti pensando a quando giungerà la nostra ora. Abbiamo bisogno di svegliarci, sorridere, mangiare, amare, godere della buona compagnia e delle cose buone del mondo, che sono tante. L’indomani porterà un nuovo sole.

 

Per concludere, vi lasciamo un piccolo spezzone di video in cui Jorge ci spiega gli elementi che costituiscono un contratto di lavoro. Siamo certi che vi risulterà super interessante, e non vedrete l’ora d’iscrivervi al “modulo 11” del nostro Corso di igiene dentale!!

 Ci vediamo nella prossima puntata di “Intervista al professore”!!!

#BEONLINER

CINQUE REGOLE DA RISPETTARE DAL DENTISTA DURANTE IL COVID19

dentistaCinque regole da rispettare dal dentista durante il Covid19

Andare dal dentista o non andare, questo è il dilemma. In questo articolo, ti daremo alcuni consigli utili su come affrontare l’emergenza coronavirus nel caso in cui avessi bisogno di recarti in uno studio dentistico. La società italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp)  raccomanda alla popolazione di accedere alle cure dentali solo per questioni urgenti, in base a una valutazione da concordare telefonicamente con il dentista curante. Alcuni esempi?

  • Dolori acuti, 
  • infezioni quali un ascesso gengivale,
  •  traumi o esiti di eventi accidentali 

In particolar modo, qualora il paziente fosse un soggetto a maggior rischio di contrarre infezione o manifestasse sintomi riconducibili a infezione da Covid19 o anche si trovasse in regime di quarantena, sarà necessario rimandare le cure ad un periodo successivo.

Dentista

Riapertura per tutti nella fase 2 del Covid19

Il mese scorso, il New York Times ha catalogato i lavori e le professioni più a rischio Covid19: al primo posto ha inserito gli igienisti dentali, dietro di loro, i medici di base, gli internisti e infine, gli  assistenti dentali e dentisti.

Nonostante i rischi elevati, le strutture sanitarie odontoiatriche non hanno mai smesso di lavorare, occupandosi però solo delle urgenze. Tuttavia, con il passaggio alla fase successiva, i dentisti devono dare priorità alle patologie trascurate nelle ultime settimane in modo tale da evitare il loro aggravamento.

Vuoi conoscerne il motivo?  Il Sars-CoV2, il virus della famiglia dei coronavirus responsabile del Covid19, si trasmette tramite goccioline respiratorie, materiale contaminato e contatto diretto. Il dentista deve necessariamente stare a contatto con la cavità orale e le vie respiratorie del paziente, dove il virus risiede, ed è esposto a saliva, sangue e altri fluidi corporei. Inoltre, l’uso degli strumenti di lavoro genera ciò che viene denominato droplet, ovvero le goccioline che sono il principale vettore di trasmissione del virus.

Le cinque regole da rispettare 

Ecco qui cinque semplici regole che la Sidp chiede ai pazienti di rispettare per contenere i rischi di contagio, una volta arrivati nello studio del dentista.

  1. Lasciare cappotti, giacche, borse e zaini in sala d’attesa.  
  2. Qualora possibile, indossare copri-scarpe. 
  3. Rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro all’interno della sala d’attesa.  
  4. Tenere cellulari e tablet fuori dall’area clinica.  
  5. Lavarsi le mani per almeno 20 secondi e non scambiarsi strette di mano con medici e altri operatori.   


Siccome oggi non possiamo più frequentare il dentista con la solita abitudine, la Sidp ricorda di “mantenere un elevato standard di igiene orale con l’uso costante di spazzolino, dentifricio e scovolino”.