Riflessioni e impressioni di un igienista dentale sulle conseguenze della pandemia sul settore sanitario e il mondo post-covid-19.
Qualche settimana fa la redazione di ILERNA Online Italia ha avuto il piacere di intervistare Pierpaolo Pellegrino, Dottore in Igiene Orale e attualmente esercitante la professione di igienista dentale nei due studi di famiglia. Il Dott. Pellegrino si occupa di salute orale con focus specifico sui disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare.
Nel corso dell’intervista, abbiamo avuto modo di approfondire le conseguenze provocate a livello socio-economico dalla pandemia sul settore odontoiatrico. Ne è emerso un mondo incerto, dato dall’elevata difficoltà attuale di contenere la diffusione del virus.
1. Prima di dare inizio all’intervista, ci potrebbe fare un breve excursus riguardo i suoi studi e la carriera professionale intrapresa?
Ho cominciato il mio percorso di studi presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e conseguentemente concluso il percorso nell’Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara, conseguendo il titolo di Dottore in Igiene Orale. Attualmente, continuo il percorso professionale frequentando la Scuola di Osteopatia e Posturologia Chinesis I.F.O.P. di Roma, per allargare ed integrare terapie preventive e di potenziamento della salute. Per meglio comprendere il mio iter professionale non posso non citare mio padre, Antonio Angelo Pellegrino, medico chirurgo, specializzato odontostomatologo, Gnatologo ad indirizzo Neuro-muscolare post-Jankelsoniano e Psicoterapeuta con indirizzo in Ipnosi Ericksoniana. Attualmente con i due studi di famiglia composti da me, mio padre ed i miei due fratelli Giovanni e Carmen (entrambi odontoiatri) ci occupiamo a tutto tondo di salute orale con focus specifico sui disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare. Il mio obiettivo professionale è attualmente portare e coinvolgere gli igienisti italiani nelle terapie relative ai disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e del dolore oro-facciale tramite la tecnologia laser, col fine di ottenere sia una terapia che un approccio sofisticato, preciso ed all’avanguardia nel progetto comune del mantenimento e potenziamento dello stato di salute della popolazione.
2. Nel mese di maggio, il New York Times ha catalogato i lavori e le professioni più a rischio Covid19: al primo posto ha inserito gli igienisti dentali, dietro di loro, i medici di base, gli internisti e infine, gli assistenti dentali e dentisti. Cosa ne pensa a riguardo?
L’analisi del New York Times rappresenta la realtà clinica e tecnologica della nostra professione. Nelle pratiche delle terapia parodontali non-chirurgiche risulta sempre una produzione di Aereosol che coinvolge pienamente l’ergonomia clinica di noi Igienisti Dentali. Questa produzione di Aeresol non e’ altro che un medium di microbi, acqua ed altre componenti organiche del cavo orale del paziente. La produzione del suddetto avviene sia con la strumentazione meccanica, sia con le nuove tecnologie terapeutiche ad esempio le terapie Air-Flow (manipoli a flusso d’aria ed acqua che veicolano polveri specifiche come la glicina o l’eritritolo con il fine dell’eliminazione del biofilm batterico) che risultano in una produzione di aereosol anche maggior delle strumentazioni meccaniche. Nel contesto dell’emergenza Covid-19 le tecnologie laser risultano le più sicure per l’operatore con picchi di efficienza maggiori delle altre tecnologie per alcune componenti della patologia orale, ma completamente inutili per altre necessità cliniche. In ogni caso si può contare sul fatto che noi igienisti dentali, essendo formati in maniera specifica per questo genere di pratica clinica, siamo i più consci su come le protezioni individuali siano SEMPRE necessarie per proteggere noi stessi ed i pazienti. Possiamo dirlo orgogliosamente.
3. Se dovessimo condividere alcune cifre significative che rappresentano l’impatto del coronavirus sul settore dell’igiene dentale, quali sarebbero?
Più che di cifre bisognerebbe parlare di Metodo e Metodologia clinica. Nel mio caso specifico avendo praticato sin subito dopo la Laurea con tutte le tecnologie terapeutiche sopra-citate, ho sempre lavorato con divisa con sopra camice mono-uso, cuffietta, occhiale protettivo, visiera ed ovviamente mascherina con oggi l’aggiunta, più che gradita, delle maschere con alta capacità di
filtrazione(le ffp2 e 3). Ho sempre sensibilizzato i miei pazienti alle tecnologie di sterilizzazione all’avanguardia dei nostri studi (l’educazione del paziente comprende anche come funziona uno studio odontoiatrico). L’unica “cifra” che è variata si riferisce alle tempistiche tra paziente e paziente. Una seduta con me ha una durata che oscilla tra l’ora e l’ora e venti minuti, detto questo ho quindi portato l’alternanza tra ogni paziente a due ore: un’ora circa di seduta, mezz’ora di pulizia dei locali e riciclo dell’aria dei locali, ed una mezz’ora accessoria in cui mi prendo tutto il tempo di riverificare che sia tutto in perfetto ordine. Questo risolve totalmente l’eventualità di piccoli assembramenti nella sala d’attesa.
Certo bisogna specificare che io lavoro dalle 10 alle 20, alle volte le 22, dal lunedì al sabato, questo ò un dato che può essere rilevante per altre realà cliniche, per questo motivo ho parlato di Metodologia: personalmente tuttorisiede in questo fattore, il metodo con cui impostiamo la pratica clinica, gestionale ed educativa del nostro studio.
4. Ha subito in prima persona le conseguenze disastrose del coronavirus a livello professionale?
Possiamo dire di sì. Il fattore più stressante della questione è sicuramente stata l’incertezza dei tempi di contenimento della pandemia. Ma possiamo dire ampiamente che per quanto sia stato un momento socio-economico complicato se non terminale per alcune realtà lavorative, non è niente a confronto di quello che l’apparato del sistema sanitario nazionale, che e’ intervenuto per tutta la durata della pandemia, ha subito. Da tutti gli operatori sanitari e medici specialisti che sono intervenuti alla popolazione che ha dovuto subire gli effetti del virus. Per quanto la pandemia sia stata un momento di trauma economico, non bisogna dimenticare che è stato anche un momento di morte e dolore.
5. Ha un ricordo positivo di questa pandemia che Le piacerebbe condividere?
Sicuramente il sentimento di gratitudine che molti hanno espresso per i medici e sanitari del sistema sanitario nazionale e per tutti gli altri operatori di servizi primari che hanno continuato a lavorare in un periodo che ha messo a dura prova tutti. I sentimenti di gratitudine sono sempre magnifici, lo sono ancora di più quando vengono dalla collettività.
6. Secondo Lei, che cosa potrà insegnare questa emergenza al settore sanitario in generale?
Che non ci possono essere compromessi economi e politici quando si parla di salute collettiva. Nient’altro da aggiungere.
7. Infine, sarebbe in grado di descrivere in poche parole come sarà per Lei il mondo post-covid19?
Mi auguro con tutto me stesso un mondo migliore, ma è chiaramente un pensiero ingenuo. Sicuramente possiamo dire che molti hanno ritrovato la fiducia nella medicina moderna, una fiducia che negli ultimi anni vacillava su piu’ fronti. Personalmente fino all’arrivo del vaccino saremo sempre sull’attenti, ma confido che adesso tutti comprendano l’importanza della collaborazione socio-sanitaria nel mantenere salubre la vita di un intero Paese.
Ringraziamo il Dott. Pellegrino per il tempo dedicatoci e averci fornito una descrizione dettagliata della metodologia clinica da lui adottata. Un pensiero positivo? La fiducia riacquistata nella medicina moderna, l’importanza della collaborazione socio-sanitaria nel mantenere salubre la vita di un’intera nazione e il sentimento di gratitudine proveniente dalla collettività.