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Giornata Mondiale contro l’AIDS: la battaglia continua

Giornata Mondiale contro l'AIDSGiornata Mondiale contro l'AIDS

La Giornata mondiale contro l’Aids è stata istituita per la prima volta nel 1988 con l’obiettivo di concentrare l’attenzione della poplazione mondiale sui problemi che riguardano la diffusione del virus

Ora più che mai è necessario sottolineare con forza che l’Hiv/Aids continua a colpire, soprattutto nel Sud del mondo. Nel 2020, circa 1.5 milioni di persone sono state infettate dal virus e 680 mila sono morte a causa di malattie legate all’Aids. Le zone più colpite sono Africa, Asia e America Latina.

A ricordarlo è il rapporto informativo 2021 redatto dall’Unaids, il programma delle Nazioni Unite per l’Hiv/Aids pubblicato annualmente alla vigilia della Giornata mondiale contro l’Aids.

Cos’è l’AIDS

L’AIDS, altrimenti definito “Sindrome da immunodeficienza acquisita”,  è una malattia infettiva provocata dal virus HIV, che rende più suscettibile il sistema immunitario a contrarre infezioni e all’insorgenza di alcuni tumori.  

La sindrome da immunodeficienza acquisita è caratterizzata, infatti, dalla progressiva perdita della capacità di difesa immunitaria, che non è più in grado di proteggere l’organismo dalle malattie.

Le manifestazioni cliniche dell’AIDS sono le seguenti: 

  • Infezioni opportunistiche, ovvero causate da virus, batteri o funghi patogeni che, in soggetti con una risposta immunitaria non compromessa, non causerebbero alcuna malattia.
  • Alcune forme di tumori, favorite da una gravissima compromissione del sistema immunitario. Questo processo degenerativo prosegue fino alla morte del paziente.

I due principali tipi di virus responsabili dell’AIDS sono HIV-1 e HIV-2. Come chiaramente indicato da My Personal Trainer, l’alterazione immunitaria tipica dell’AIDS è in larga parte dovuta al deficit selettivo dei  linfociti T CD4+, una sottopopolazione di cellule indispensabili alla risposta immunitaria, che vengono infettati dal virus.

Attualmente, non esistono vaccini o cure in grado di eliminare l’HIV dal corpo, ma la diagnosi e le terapie tempestive possono ritardarne moltissimo, o addirittura impedirne, la comparsa.

Come avviene il contagio

Esistono tre diverse modalità di contagio:

  • Contatto ematico diretto; trasfusione infetta; inoculazione di piccole quantità di sangue contaminato; puntura accidentale con aghi.
  • Rapporti vaginali, anali, orali non protetti. Un altro fattore di rischio per la trasmissione del virus è rappresentato dalla presenza di infezioni sessualmente trasmesse quali sifilide, herpes vaginale e gonorrea.
  • Trasmissione materna in gravidanza, al momento del parto tramite secrezioni vaginali e tramite allattamento

HIV: come NON si trasmette

L’infezione da HIV non si trasmette tramite normali contatti quotidiani con persone sieropositive: strette di mano e abbracci sono innocui, così come i baci (ad eccezione dei casi in cui la persona sieropositiva abbia lesioni e sanguinamenti delle mucose orali).

Inoltre, non comporta alcun rischio di contagio la condivisione di vestiti, bicchieri, posate, piatti, asciugamani, lenzuola, ecc. (ad esclusione di quelli che possono avere avuto contatto con il sangue, come rasoi e spazzolini da denti).

Ribadiamo che il virus dell’HIV non si può trasmettere neppure con saliva, colpi di tosse, sudore, muco, ecc., e nemmeno frequentando luoghi pubblici quali palestre, piscine, scuole e ristoranti.

Quanto è alta la probabilità di contrarre l’HIV?

Il rischio di infezione varia da caso a caso secondo le modalità di esposizione e ai fattori predisponenti del paziente.

Inoltre, la diffusione del virus HIV tende ad assuemere acaratteristiche diverse a seconda delle aree geografiche interessate dall’epidemia: ad esempio, negli Stati Uniti ed in Europa la malattia ha un’incidenza più elevata nei maschi di età compresa tra i 20 e i 50 anni.

Da sapere

Conosciamo tutti il pregiudizio legato al virus dell’HIV: viene considerata erroneamente una patologia legata al gruppo degli omosessuali e tossicodipendenti. In realtà, si tratta di una malattia che può colpire tutti, dai giovani con una sessualità promiscua e non protetta, agli adulti e anziani che contraggono il virus durante rapporti sessuali occasionali. Pertanto, molte persone non essendo consapevoli di essere sieropositivi continuano ad infettare inavvertitamente i partner, contribuendo alla diffusione del virus.

L’unico modo per fermare la diffusione del virus è comunicare la propria condizione a coloro con cui si ha un rapporto intimo e ravvicinato.

Nemici della salute orale: i 4 fantasmi da combattere a Halloween e non solo

I 4 fantasmi della salute oraleI 4 fantasmi della salute orale

Halloween è qui…che scheletri si nascondono nei vostri armadi? O meglio…in bocca! 

Tra i principali nemici (o fantasmi, per rimanere in tema Halloween) della salute orale, si nascondono senza dubbio gli zuccheri, il fumo, l’alcool e il temuto bruxismo, un fattore ereditario legato ad ansia e stress che porta a digrignare i denti. 

nemici della salute orale

Fantasma numero uno: gli zuccheri

Gli zuccheri sono sicuramente tra i principali nemici della salute dei denti, in quanto nutrono i batteri della bocca che a loro volta producono acidi che che si dissolvono e danneggiano i denti. Più zucchero si consuma, più acido è prodotto, causando le carie. 

Tra gli zuccheri più letali, troviamo il glucosio e il saccarosio, che si trovano in bevande, snack o preparati per la colazione. Un’altra abitudine da evitare è succhiare caramelle o dolciumi, in quanto aumentano sensibilmente sia la presenza che la permanenza degli acidi nelle zone più esposte. 

Da ultimo, i cibi industriali spesso nascondono una quantità elevata di zuccheri, così come i succhi di frutta, il cui consumo va limitato. 

Quali comportamenti adottare

Per evitare che gli zuccheri portino ad un’erosione dello smalto dei denti, è bene adottare i seguenti comportamenti: 

  • Alimentazione equilibrata: ridurre apporto di zucchero, incrementare assunzione di vitamine o minerali come magnesio, calcio, fosforo e fluoro. 
  • Oltre a ridurre lo zucchero, incorporare nella dieta verdure a foglia larga, che stimolano la salivazione e aiutano a pulire la bocca.
  • Assumere frutta ricca di fibre, che contengono sostanze antibatteriche capaci di ridurre i depositi di placca.
  • Sottoporsi a visite di controllo dal proprio dentista di fiducia ogni 6 mesi. 

Fantasma numero due: fumo

Il fumo ha un effetto di vasocostrittore sulle nostre gengive, in quanto rende difficile l’accesso all’afflusso di sangue e pertanto al necessario apporto di ossigeno e sostanze nutritive. Di conseguenza, ciò può portare alla retrazione del tessuto gengivale causando la parodontite.

Pertanto, i fumatori sono maggiormente soggetti alle malattie parodontali e tendono a rispondere meno favorevolmente agli interventi parodontali, poiché il tabacco rende difficile la guarigione delle gengive. Tra gli effetti più evidenti del fumo sui denti, troviamo quanto segue. 

Estetica dentale

Alcuni componenti chimici del tabacco come la nicotina e il catrame, che si dissolvono nella saliva, tendono a penetrare all’interno del dente, arrivando anche alla dentina. Di conseguenza, i denti assumono una colorazione tendente a un tono brunastro o addirittura al nero. 

Questo non è l’unico effetto estetico, poiché le nostre gengive possono anche adattarsi a un tono più pallido e persino ritrarsi, lasciando spazi tra i denti e invecchiando notevolmente il nostro sorriso.

Alitosi

Il fumo genera alitosi o peggiora tale condizione, nel caso in cui già se ne soffrisse. 

Leucoplachia

La leucoplachia o precancro orale è una lesione della mucosa orale e una delle malattie più pericolose causate dal fumo, in quanto, nel 10% dei casi, precede il cancro orale. I fumatori hanno un rischio molto più elevato di soffrirne e smettere di fumare favorisce la regressione e persino la scomparsa della malattia.

Impianti dentali

Il fumo è associato ad una maggiore perdita del supporto osseo necessario per gli impianti dentali. Ciò ha un effetto negativo sul tasso di successo del loro collocamento, che a volte può essere perso o ritirato a causa del fallimento della loro integrazione.

Cancro orale

L’80% dei casi di cancro orale si verifica in pazienti fumatori. Queste cifre agghiaccianti ci forniscono una misura delle conseguenze negative del fumo.

Fantasma numero 3: l’alcol

Le persone che hanno un disturbo da consumo di alcol tendono a sviluppare con maggiore probabilità la placca dentale, nonché a sperimentare la perdita permanente dei denti. 

Colorazione

Secondo quanto affermato dal dott. John Grbic del Columbia College of Dental Medecine, il colore nelle bevande è generato dai cromogeni, i quali si attaccano allo smalto dei denti compromesso dall’acido presente nell’alcol, macchiando di conseguenza i denti.   Un modo per aggirare questo problema è bere bevande alcoliche con una cannuccia.

A parte il contenuto di zucchero, le bevande analcoliche di colore scuro possono macchiare o scolorire i denti. Pertanto, è bene sciacquarti la bocca con acqua tra un drink e l’altro.

La birra è acida proprio come il vino. Ciò rende più probabile che i denti vengano macchiati dall’orzo scuro e dal malto presenti nelle birre più scure.

Secchezza

Il banchiere nota anche che le bevande ad alto contenuto di alcol, come gli alcolici, seccano la bocca. La saliva mantiene i denti umidi e aiuta a rimuovere placca e batteri dalla superficie del dente. Cerca di rimanere idratato bevendo acqua mentre bevi alcolici.

Altri danni

Il danno ai denti correlato all’alcol aumenta aggiungendo ghiaccio nelle bevande o agrumi alle tue bevande. Inoltre, l’American Dental Association osserva che anche una spruzzata di limone potrebbe erodere lo smalto dei denti.

Uno studio ha concluso, tuttavia, che il vino rosso uccide i batteri orali chiamati streptococchi, che sono associati alla carie. 

Fantasma numero quattro: bruxismo

Il bruxismo è un fattore ereditario legato ad ansia e stress. Molte persone tendono a digrignare i denti nel sonno e sono inconsapevoli del problema.

Il bruxismo ha diverse conseguenze, tra cui la perdita dei denti. Si tratta di una patologia semplice da individuare: se infatti ti svegli con dolore ai denti o alla mascella, fatichi ad aprire e chiudere la bocca, probabilmente durante la notte digrigni i denti. Tra tutti i nemici dei denti, il bruxismo è comunque semplice non solo da individuare ma anche da contrastare. Se proprio non riesci a gestire ansia e stress, un paradenti può limitare i danni ai tuoi denti.

Giornata Mondiale per la Lotta contro il Tumore al Seno: cosa c’è da sapere

Giornata Mondiale per la Lotta contro il Tumore al SenoGiornata Mondiale per la Lotta contro il Tumore al Seno

Ottobre rosa, mese della prevenzione contro il tumore al seno. Oggi, 19 ottobre 2021, si celebra infatti la Giornata Mondiale per la Lotta contro il Tumore al Seno.

Tra le prime cause di mortalità, il cancro al seno rappresenta più del 30% di tutti i tumori femminili. Ogni anno, si organizzano eventi in tutta Italia per sensibilizzare la popolazione sulle cause principali di questa patologia e per ricordare che la prevenzione è la chiave per combattere questo male. Fra le innumerevoli iniziative, ambulatori ambulanti e mammografie gratuite. 

In Lombardia, ad esempio, la LILT (Lega italiana per la lotta ai tumori) ha messo in campo una serie di iniziative riguardanti la cultura della prevenzione: 12 giornate saranno dedicate interamente a visite senologiche e mammografie gratuite per le donne over 40. 

Alcuni dati significativi 

Secondo i dati riportati dall’AIRC, il tumore della mammella resta la neoplasia più frequente in Italia.

Con 54.976 nuove diagnosi in un anno, il cancro al seno rappresenta più del 30%  di tutti i tumori che colpiscono le donne e il 14,6% di tutti i tumori diagnosticati in Italia.

Tuttavia, nonostante l’incidenza (numero di nuovi casi) sia in leggera crescita, soprattutto nelle donne più giovani, la mortalità è in diminuzione di un 6% nel 2020 rispetto al 2015. Tuttavia, questa malattia rimane la prima causa di morte per tumore nelle donne.

Nel corso della pandemia, quasi tutte le risorse sanitarie erano concentrate sulla lotta al Covid-19. Inoltre, bisogna sottolineare che molto persone non si sono recate in ospedale per timore di contrarre il virus. Le conseguenze? Mancanza di controlli e prevenzione, ritardo nelle diagnosi, alterazione nelle terapie. Pertanto, è bene ricordare l’importanza della prevenzione e dei controlli periodici. Qualunque età è buona per cominciare, così come non vi è un’età per smettere.

Prevenzione

Grazie ai programmi nazionali di screening e all’assunzione di comportamenti salutari,  è possibile ridurre il proprio rischio di ammalarsi. Inoltre, l’AIRC ricorda  che allattare i figli aiuta a combattere il tumore del seno, in quanto l’allattamento permette alla cellula del seno di portare a termine la propria maturazione e di essere pertanto più resistente a eventuali trasformazioni neoplastiche.

  1. La mammografia è senza dubbio il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce. I programmi di screening oncologico nazionale prevedono la possibilità di eseguire gratuitamente la mammografia ogni due anni per tutte le donne di età compresa tra 50 e 69 anni di età. In caso di comparsa di sintomi o noduli, si consiglia di fare ricorso all’ecografia, un esame molto utile per esaminare il seno giovane. 
  2. È inoltre buona abitudine fare una visita del seno presso un ginecologo o un medico esperto almeno una volta l’anno, indipendentemente dall’età.
  3. Infine, l’autopalpazione per individuare precocemente eventuali trasformazioni del proprio seno. Qui alcuni consigli su come eseguirla:
  • Con le braccia abbassate, assicurati che le mammelle non siano deformate, che non abbiano assunto un colore particolare e che i capezzoli non appaiano deviati. 
  • Colloca le mani sui fianchi e fai leggermente pressione. Inclinati leggermente in avanti e cerca una delle modifiche sopra menzionate. 
  • A questo punto, osserva i cambiamenti alle mammelle con le braccia stese verso l’alto. 
  • In piedi, con una mano collocata dietro la nuca, esplora tutta la mammella con movimenti circolari, iniziando dall’ascella fino ad arrivare al capezzolo. 
  • Effettua tutte le manovre precedentemente citate però stavolta sdraiata e con un cuscino dietro la schiena dal lato che si sta esplorando.
  • Porta a termine l’esplorazione stringendo il capezzolo tra le mani e osservando se vi è fuoriuscita anormale di liquido. 

Ricorda: 4 minuti possono salvarti la vita

Sintomi

In genere le forme iniziali di tumore del seno non provocano dolore. Eventuali noduli palpabili o addirittura visibili sono invece in genere segni di una forma tumorale già avanzata. La donna ha un ruolo attivo nel riconoscere eventuali alterazioni della forma del capezzolo, perdite da un capezzolo solo e cambiamenti della pelle o della forma del seno. Infine, un ingrossamento dei linfonodi ascellari potrebbe rappresentare un campanello d’allarme.

Ottobre rosa: non solo il seno

L’Ottobre rosa è per antonomasia dedicata al cancro al seno: circa una donna su otto, infatti, è colpita dal tumore alla mammella. Si tratta della patologia più nota, ma anche la più curabile. Tuttavia, il tumore ovarico è il più subdolo, e non riceve l’attenzione che si merita. I sintomi  sono spesso generici, sottovalutati dalle stesse donne. Non esistono test specifici per la diagnosi. Nella maggior parte dei casi, la diagnosi arriva molto tardi, quando il tumore è già in fase avanzata. Ulteriore obiettivo di questo ottobre rosa 2021 è allora: ricordiamoci che non c’è solo il cancro al seno.  La prevenzione va fatta a 360 gradi.

Giornata Mondiale per la Donazione di Organi e Tessuti: cosa c’è da sapere

Giornata Mondiale per la Donazione di Organi e TessutiGiornata Mondiale per la Donazione di Organi e Tessuti

Il 14 ottobre si celebra la Giornata Mondiale per la Donazione di Organi e Tessuti. L’obiettivo principale è incoraggiare la popolazione mondiale a convertirsi in donatori e salvare la vita dei meno fortunati circa la salute fisica. 

Oggigiorno, esistono molte credenze che spingono gli individui a rigettare la vita da “donatore”. La più comune narra di un uomo che si svegliò in una vasca da bagno colma di ghiaccio con una nota che lo avvisava che gli era stato asportato uno dei polmoni. Questa storia fu di così grande impatto che venne addirittura convertita in film.  

In realtà, essere donatore di organi non costituisce un pericolo ma consente di salvare vite. È alquanto raro che venga asportato un organo o tessuto a una persona in vita e nel caso in cui ciò accada, si tratta di individui appartenenti al mismo nucleo familiare. 

Come diventare donatore 

Tutti noi siamo in grado di salvare delle vite. Come? Vi starete chiedendo… Come ricorda il Ministero della Salute italiano, la donazione è espressione di reciprocità e solidarietà.  

Ci sono tanti modi per diventare donatore e lo si può essere sia in vita che dopo la morte. Per scegliere di diventare donatore è di fondamentale importanza conoscere tutte le tutele previste e sapere che il sistema trapianti italiano è tra i primi posti in Europa per qualità degli interventi e sicurezza dei processi.

Gli organi, i tessuti e le cellule staminali emopoietiche non possono essere costruiti artificialmente. Per tale motivo, oggigiorno è necessario il contributo di sempre più donatori per rispondere alle molteplici richieste di pazienti in attesa di trapianto. 

Il trapianto e la donazione

Il trapianto è un intervento chirurgico che consiste nella sostituzione di un organo o tessuto malato con uno sano dello stesso tipo, proveniente da un altro individuo definito donatore.

Trattandosi di una prestazione sanitaria che rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il trapianto di organi e tessuti è un intervento completamente gratuito. Si esegue in strutture pubbliche autorizzate dalle Regioni e dalle Province Autonome sulla base di determinati requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi. 

Quando ricorrere a un trapianto

Si ricorre al trapianto nel caso in cui una grave insufficienza d’organo o una grave malattia del sangue non sia curabile con altri trattamenti medici. In moltissimi casi, infatti, il trapianto è una terapia salvavita, come nel caso in cui la grave insufficienza riguardi il cuore, il fegato, i polmoni, l’intestino. Per il rene e il pancreas, il trapianto rappresenta la terapia sostitutiva naturale, che è di gran lunga più efficace e tollerabile rispetto alla dialisi o alla somministrazione di insulina. 

In altri casi, si parla di intervento “migliorativo”, come nel caso di trapianto di tessuti.

Cambiamenti dello stile di vita 

Un trapianto di organi prevede diversi cambiamenti del proprio stile di vita. Qui di seguito elenchiamo i più importanti.

Riduzione del rischio d’infezione

I farmaci immunosoppressori, che sono necessari per prevenire il rigetto, riducono anche la capacità di combattere le infezioni. L’immunosoppressione del paziente non deve limitare il contatto con gli altri.

Attraverso l’adozione di alcuni accorgimenti e piccole modifiche allo stile di vita, è possibile ridurre il rischio di contrarre infezioni.

Per ridurre la probabilità di contrarre infezioni il paziente trapiantato deve:

  • mantenere un buono stato generale di salute attraverso: dieta appropriata, riposo, esercizio e riduzione dello stress; evitare le persone con malattie infettive, soprattutto se virali o da micobatteri;
  • prendere i farmaci prescritti come profilassi delle infezioni;
  • assumere gli antibiotici raccomandati qualora ci si sottoponga a cure dentistiche o altre procedure invasive;
  • lavarsi le mani strofinandole con il sapone per almeno dieci secondi, soprattutto prima di mangiare, dopo aver toccato oggetti portatori di microrganismi e dopo aver usato il bagno;
  • indossare guanti quando si svolgono attività all’aria aperta, in quanto microrganismi possono penetrare attraverso piccoli tagli sulla pelle delle mani;
  • evitare di toccarsi occhi, bocca e naso con le mani sporche;
  • non sottoporsi a vaccini a base microrganismi viventi attenuati
  • sottoporsi ogni anno alla vaccinazione antinfluenzale;
  • sottoporsi a trattamento con immunoglobuline antitetano;
  • praticare sesso sicuro.

Assunzione di alcohol

Dal momento che gli organi trapiantati sono di gran lunga più sensibili al danno derivante dalle sostanze chimiche, è consigliabile evitare l’abuso di sostanze alcoliche.

Acqua da bere

Nel caso in cui esista il sospetto che l’acqua del rubinetto non sia potabile, sarà opportuno utilizzare acqua in bottiglia. 

Inoltre, si raccomanda ai pazienti trapiantati di assumere almeno due litri di acqua al giorno, in particolar modo durante uno stato febbrile e/o esposizioni protratte a climi caldi. 

Alimenti sicuri

La dieta di un paziente trapiantato dovrebbe seguire le seguenti linee guida:

  • privilegiare i carboidrati complessi (pane, pasta);
  • aumentare l’assunzione di frutta e verdure che apportano vitamine e fibra, regolando l’intestino;
  • evitare zuccheri semplici che aumentano la glicemia e il peso;
  • diminuire il consumo di cibi grassi e fritti;
  • privilegiare l’olio extravergine d’oliva, ed evitare il burro o lo strutto;
  • evitare frutta e verdura cruda, non accuratamente lavata, carne cruda e crostacei;
  • assumere prodotti caseari che siano pastorizzati;
  • sconsigliate le bevande gassate e zuccherate.

Sonno

Durante le giornate di degenza, è bene evitare di dormire per lunghi periodi e fare solo qualche piccolo sonnellino, in modo da riuscire a riposare meglio la notte. Tuttavia, è bene ricordare che il fabbisogno di sonno varia a seconda dell’individuo. 

La maggior parte delle persone necessita di dormire almeno otto ore ininterrotte durante l’arco delle ventiquattro ore. 

Gravidanze

Numerosi studi suggeriscono che è opportuno evitare gravidanze per i primi due anni dopo il trapianto: nel corso di questo periodo, infatti, si riscontra un maggior numero di complicanze e il carico farmacologico è più elevato.

Le pazienti trapiantate dovranno sottoporsi a controlli ginecologici qualora decidano di affrontare una gravidanza.

In generale, risulta maggiore il rischio di parti prematuri, parti cesarei e nascite di bambini sotto peso. Non è ancora noto se esistano rischi con manifestazioni tardive per i bambini nati da madri sottoposte a terapia immunosoppressiva. È consigliabile che le donne trapiantate non allattino al seno i propri figli, per evitare il passaggio di farmaci attraverso il latte.

I rischi di malformazioni derivanti da farmaci immunosoppressori si possono verificare anche se assunti dall’uomo: per tale ragione, nel caso in cui un paziente trapiantato di sesso maschile decidesse di avere figli, è necessario che il centro trapianti modifichi la terapia immunosoppressiva.

I trapianti sperimentali

Come ricorda il Ministero della Salute italiano, il settore dei trapianti è in rapida evoluzione e rappresenta una vera e propria frontiera della chirurgia moderna.

Al momento, rientrano nei trapianti sperimentali tutti quegli interventi che coinvolgono arti, il volto, l’utero e alcune tipologie di cellule.

L’iter prevede che la struttura ospedaliera che intende sperimentare un trapianto mai realizzato in precedenza, sottoponga al Centro Nazionale Trapianti un protocollo sperimentale, nel quale siano indicate nel dettaglio modalità, finalità e possibilità di riuscita. Inoltre, si richiede un parere di tipo etico redatto dal comitato che presiede a queste funzioni. Il Centro Trapianti ottiene il parere del Consiglio Superiore di Sanità che, a seguito di un’attenta valutazione, acquisisce il potere di approvare il protocollo per un numero limitato di trapianti di cui si riserva di verificarne i risultati. Dopo una scrupolosa analisi dei risultati, un programma di trapianto può passare dalla fase sperimentale a quella ordinaria.

Trapianto di organi

In caso di trapianto di organo, è la valutazione dell’idoneità del donatore a rappresentare uno dei momenti più critici del processo dal momento che, nel giro di pochissime ore, i medici si devono assicurare dell’assenza di malattie trasmissibili al ricevente, valutando la storia clinica del donatore e compiendo una serie di indagini. Tale percorso è valutato da protocolli sulla sicurezza curati dal Centro Nazionale Trapianti e utilizzati dall’intero sistema italiano. 

Trapianto di tessuti

Come per il trapianto di organi, anche nel settore dei tessuti si procede a un’attenta valutazione dell’idoneità del donatore con l’obiettivo di ridurre il rischio di malattie trasmissibili al ricevente. Anche in questo caso, gli operatori sanitari devono seguire protocolli specifici che definiscono nel dettaglio i criteri di selezione del donatore per le diverse tipologie di tessuto. Inoltre, la sicurezza in questo campo coinvolge anche l’attività svolta dalle banche dei tessuti per tutti i processi di conservazione, lavorazione e distribuzione.

Trapianto di cellule staminali emopoietiche

Anche per le cellule staminali emopoietiche, la sicurezza e la qualità dei processi sono fondamentali per la riuscita del trapianto; anche in questo settore si procede, infatti, ad un’attenta valutazione dell’idoneità del donatore volta ad escludere quei soggetti la cui donazione potrebbe rappresentare un rischio per la propria salute e per quella del ricevente.

Infine, un sistema di notifica degli eventi e delle reazioni avverse gravi per gli organi, i tessuti e le cellule consente di intervenire tempestivamente in caso di necessità e di apportare tutte le misure correttive necessarie.

Impianto dentale: caratteristiche e rischi

impianto dentaleTutto quello che c'è da sapere sugli impianti dentali

L’impianto dentale consente di sostituire i denti mancanti con radici artificiali ancorate all’osso. 

Prima dell’avvento dell’implantologia dentale, il ripristino avveniva tramite protesi fissate ai denti contigui, a seguito della limatura per accogliere le corone che avrebbero sorretto il dente mancante. Quando non era possibile ricorrere a protesi fisse, si applicavano protesi mobili parziali o totali. 

Grazie alla nascita dell’implantologia, questi apparecchi vanno poco a poco scomparendo: infatti, non è più necessario coinvolgere denti intatti per sostituire i denti mancanti.

Impianto dentale

Cos’è un impianto dentale

Un impianto dentale è una piccola vite in titanio utilizzata per sostituire la radice di un dente naturale mancante

Gli impianti dentali vengono inseriti nell’osso con lo scopo di coprire lo spazio lasciato libero da uno o più denti mancanti, sia nell’arcata superiore che in quella inferiore. 

L’installazione di un impianto dentale è, a tutti gli effetti, un intervento di tipo chirurgico

Caratteristiche 

L’impianto dentale è costituito da tre differenti parti: 

  • Vite endossea (fixture): si tratta di un elemento cilindrico e filettato che, una volta inserito nell’osso mandibolare o mascellare, si integrerà nel tessuto osseo (osteointegrazione). Da ciò, dipende la solidità dell’impianto dentale.
  • Abutment (componente transmucosa): connette la vite endossea alla protesi dentaria. L’abutment costituisce la porzione a stretto contatto con la mucosa gengivale.
  • Protesi dentaria (corona artificiale): sostituisce il o i denti mancanti o estratti. Di fatto, è la parte esterna dell’impianto dentale, che ha il compito di coprire la zona priva di denti.

È importante sottolineare che le dimensioni di un impianto dentale variano a seconda della quantità di osso mascellare o mandibolare disponibile: più tessuto osseo è disponibile e maggiore è la lunghezza della vite endossea; viceversa, meno tessuto osseo c’è e minore è la lunghezza della vite endossea.

Quando ricorrervi

L’impianto dentale viene utilizzato per rimpiazzare denti mancanti o estratti quando ciò:

  • Compromette la masticazione;
  • Pregiudica la funzione fonetica;
  • Rischia di causare lo spostamento dei denti sani adiacenti;
  • Crea un disagio estetico, laddove l’assenza di uno o più denti deturpi l’estetica della bocca.

Installazione di un impianto dentale

Tecnica indolore 

In alcuni casi, è possibile inserire impianti dentali tramite una tecnica che non prevede l’incisione delle gengive ed i punti di sutura

Tale metodo studia la TAC 3D e grazie ad alcuni software, è in grado di stabilire il numero e il tipo di impianti da inserire prima di intervenire sul paziente.  

Gli impianti vengono applicati senza incidere e scollare le gengive laddove c’è l’osso individuato nell’analisi digitale preliminare della TAC. In questo modo i dolori, lividi e gonfiori post operatori sono ridotti al minimo. 

La tecnica implantare ALL ON 4 

In alcuni casi, è possibile che l’osso ci sia ma sia poco. A tal proposito, è necessario cercarlo tramite la TAC Cone Beam, software particolari, conoscenze ed esperienza. Con questa tecnica bastano 4 impianti posti dove è situato l’osso, in modo tale da poter consegnare una protesi fissa poche ore dopo l’intervento.

Quando manca l’osso cosa si può fare?

La tecnica All on 4 sopra citata è applicabile anche nel caso in cui ci sia poco osso. In tali casi, ci si avvale della tecnica degli impianti iuxtaossei, tramite la quale la protesi fissa viene ancorata ad una struttura in titanio, realizzata con la tecnica CAD-CAM.  Tale struttura a sua volta sarà avvitata sulla superficie esterna dell’osso anziché essere collocata internamente come per gli impianti endossei.

L’intervento viene eseguito in anestesia locale e pertanto non è doloroso.

Con gli impianti iuxta-ossei la protesi fissa viene applicata lo stesso giorno dell’intervento chirurgico, pertanto in poche ore si passa dalla dentiera mobile ad una dentatura fissa.

Durata e gestione

Un impianto dentale è in grado di durare dai 10 ai 15 anni senza alcun tipo di problema, a patto che il paziente presti particolare attenzione alla propria igiene orale e si sottoponga ai controlli con il dentista curante

A poter pregiudicare la durata di un impianto dentale, anche a dispetto di un’ottima gestione e pulizia, sono: 

  • protesi dentaria che comprenda un numero elevato di denti artificiali;
  • malattia parodontale che compromette la capacità dell’osso mandibolare o mascellare di sostenere la vite endossea;
  • l’osteoporosi e la radioterapia.

Rischi e complicazioni

L’installazione di un impianto dentale può generare una serie di rischi e complicanze di tipo generico, che hanno luogo a seguito di qualsiasi procedura chirurgica, o rischi e complicanze di tipo specifico, che caratterizzano l’operazione chirurgica in questione. . 

Rischi e complicanze di tipo generico

Tra i rischi e le complicanze di tipo generico, troviamo:

  • Infezioni;
  • Eccessiva perdita di sangue;
  • Gonfiore a livello di mascella o mandibola;
  • Dolore post-operatorio;
  • Allergia agli anestetici utilizzati nel corso della procedura.

Rischi e complicanze di tipo specifico

I rischi e le complicanze di tipo specifico sono distinguibili in: 

  1. rischi e complicanze a breve termine 
  2. rischi e complicanze a lungo termine.

Tra le problematiche a breve termine, si segnala soprattutto la mancata osteointegrazione della vite endossea.

Tra le problematiche a lungo termine invece, segnaliamo:

  • Gli episodi di perimplantite (processo infiammatorio che colpisce i tessuti siti attorno a un impianto dentale e che causa una perdita del supporto osseo nel quale si ha integrato);
  • La rottura della corona (o protesi dentaria);
  • L’allentamento della vite endossea;
  • La frattura della vite endossea o dell’abutment;
  • Il disallineamento dei denti, dovuto a fenomeni di riassorbimento osseo della mascella o della mandibola.

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Alimentazione equilibrata: ok a denti e abbronzatura

alimentazione equilibrata

Per ottenere un’abbronzatura intensa e uniforme è buona regola mantenere un’alimentazione equilibrata, ricca in acqua, sali minerali e vitamine. Tuttavia, pochi sanno che alcuni dei cibi che preferiamo consumare durante l’estate sono utilissimi anche per mantenere una dentatura perfetta. 

Cos’è il betacarotene? 

Il beta carotene è una sostanza in grado di stimolare la formazione di melanina e regalarci pertanto un colorito più scuro. Inoltre, tale nutriente protegge la pelle dagli effetti negativi delle radiazioni solari. 

Alcuni degli effetti positivi del betacarotene sono i seguenti:

  • forte potere antiossidante;
  • capacità di rendere più forte il sistema immunitario e proteggere quello cardiovascolare. 

Alimentazione equilibrata a base di beta carotene

Tra gli alimenti a maggior contenuto di carotenoidi, il primo posto spetta sicuramente alla carota, la quale contiene ben 1200 microgrammi di vitamina A  ogni cento grammi di prodotto. Inoltre, questo alimento svolge un ruolo fondamentale per i nostri denti, contribuendo a disperdere i batteri responsabili della generazione di placca. Di conseguenza, combatte anche l’alito cattivo

Un’altra verdura che favorisce l’abbronzatura e preserva la salute orale è il sedano, che aiuta a eliminare la placca e serve a rinforzare lo smalto

In generale, il beta carotene è presente in grandi quantità in vegetali gialli, arancioni e verdi come pesche, albicocche, meloni, broccoli e rucola. Grazie alla presenza di vitamina C e beta carotene, alimenti come le pesche gialle sono in grado di proteggere la pelle durante l’esposizione al sole, garantendo un’abbronzatura più graduale e duratura. Inoltre, essendo ricche di calcio e potassio, le pesche rappresentano un valido alleato per il rafforzamento di denti e ossa.

Un altro alimento in grado di stimolare l’abbronzatura sono le fragole, le quali contengono inoltre acido malico che agisce come astringente naturale per rimuovere la superficie macchiata dei denti.

Pesce e cibi ricchi di acidi grassi della serie omega-3 e omega-6, molto utili per via della loro attività antiossidante (fra questi ricordiamo il pesce azzurro, il salmone, le noci, le mandorle, ecc.). Per quanto riguarda altri tipi di proteine, anche carne bianca e legumi (soprattutto i fagioli) si rivelano essenziali per la struttura di denti e gengive.

Anche i frutti di bosco sono ottimi alleati nella riduzione dei depositi di placca, grazie alla loro azione antibatterica. Vegetali croccanti come mele, finocchi, e i già citati sedano e carote, oltre a frutta secca come mandorle, nocciole e noci favoriscono l’uso della dentatura ed eliminano i residui di cibo che potrebbero fermentare nel cavo orale.

E se invece soffrite di gengive gonfie o doloranti, consigliamo di optare per un succo di carota e lime o, in alternativa, ad un cocktail di melone e pesche. La presenza di vitamina C ed E aiuterà a contrastare e alleviare le infiammazioni.


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Benefici allattamento sulla salute orale

benefici allattamentoBenefici dell'allattamento al seno

In occasione della Settimana mondiale per l’Allattamento materno, da ILERNA Online Italia vogliamo ricordare i benefici dell’allattamento sulla salute orale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altri enti sanitari raccomandano alle madri di allattare esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita del bambino e di continuare a nutrirlo con il proprio latte, insieme ad altri alimenti (noti come alimenti complementari), fino almeno ai due anni di età.

L’effetto protettivo dell’allattamento materno aumenta in proporzione diretta con  la sua durata. Nonostante i pregiudizi culturali della nostra società, l’allattamento materno al di là dei due anni di vita ha diversi benefici tanto per la madre che per il bambino, ed è per tale motivo che molte madri optano per ciò. 

Alcuni studi hanno collegato lo sviluppo precoce delle carie con l’allattamento prolungato ed è per tale motivo che a molte madri si consiglia di procedere con lo svezzamento precoce. Il fatto che la presenza di carie nella specie umana sia di gran lunga superiore a quella di altri mammiferi lascia pensare che ciò dipende da differenti fattori che non hanno nulla a che vedere con  il latte materno. 

Nei prossimi paragrafi, rendiamo nota la fisiopatologia delle carie e i fattori di rischio implicati, l’importanza dell’assunzione di latte materno così come la composizione ricca in elementi che favorisce la rimineralizzazione.

Come si sviluppano le carie

Le carie della prima infanzia costituiscono una patologia cronica e infettiva di natura complessa e multifattoriale. Si tratta di un processo distruttivo del dente che ha luogo in seguito alla demineralizzazione della superficie dentale. I batteri della bocca metabolizzano il glucosio depositato sul dente generando acido lattico, portando a una diminuzione del pH che, diventando acido (meno di 5,5), è il principale responsabile della demineralizzazione. 

Pertanto, per lo sviluppo delle carie, è necessario che si presentino diversi fattori: 

  • Presenza di denti: le carie non si possono generare se non ha ancora avuto luogo l’eruzione dei denti. 
  • Presenza di batteri cariogeni: il batterio maggiormente implicato nello sviluppo delle carie è lo Streptococcus mutans, che tende a colonizzare la bocca dei bambini tramite la trasmissione involontaria da parte dei genitori o di eventuali babysitter, quando si danno baci, si soffia o si prova il cibo prima di darlo al bebè. Si è dimostrato che si tratta di un fattore di alto rischio per l’apparizione di carie in bambini al di sotto dei tre anni di età, se la madre ha avuto o ha delle carie attive nel corso dell’ultimo anno. 
  • Consumare alimenti ricchi in carboidrati: gli alimenti che possiedono più di un 14% di zucchero sono ad alto rischio di carie. Diversi alimenti che vengono introdotti nella dieta infantile precocemente, quali ad esempio i cereali, contengono un’alta proporzione di zuccheri raffinati della quale non siamo coscienti. 
  • Il tempo durante il quale i batteri aderiscono al dente è fondamentale. Gli alimenti più appiccicosi che rimangono maggiormente attaccati al dente e l’assenza di un’adeguata igiene orale aumentano il rischio. 
  • Fattori individuali di predisposizione alle carie: la quantità di saliva (ridotta nel caso di alcune malattie, o con l’utilizzo di farmaci generalmente utilizzati per combattere l’asma), difetti dello smalto, un’anatomia irregolare della superficie dentale e altri circostanze individuali possono predisporre il bambino ad avere più carie. 

Propietà del latte materno

Il latte materno è un fluido di grande complessità biologica, protegge attivamente ed è di carattere immunomodulatore (ovvero si tratta di una sostanza in grado di stimolare o deprimere il sistema immunitario e può aiutare a combattere il cancro, possibili infezioni o altre patologie). Diversi elementi della sua composizione devono essere presi in considerazione nel momento in cui si valuta il suo effetto sulla salute orale

  • Fattori di difesa, che inibiscono l’accrescimento batterico. Inoltre, la microbiota del latte materno gioca un ruolo fondamentale nella battaglia tra batteri patogeni e non patogeni, che lottano per la stessa nicchia biologica. 
  • Minerali come il calcio e il fosforo e proteine come la caseina che fanno sì che il latte materno favorisca la rimineralizzazione.
  • Componenti quali l’arginina (uno dei 20 amminoacidi che fanno parte delle proteine) e l’urea che favorisce l’incremento del pH e pertanto diminuisce la demineralizzazione. 
  • Un pH adeguato (il pH del latte materno si aggira tra 7.1 e 7.7).

Tutti questi fattori e la loro azione fisiologica fanno pensare che il latte materno in sè non sia cariogeno ma tutt’altro: previene lo sviluppo delle carie. 

Relazione tra carie e allattamento al seno

Diversi studi affermano che non vi è prova scientifica in grado di dimostrare la correlazione tra allattamento prolungato e sviluppo delle carie nel corso della prima infanzia. Inoltre, non si ha prova che lo svezzamento precoce ne diminuisca il rischio. 

Un altro fattore da prendere in considerazione è che, nel corso dell’allattamento, il capezzolo è situato alla fine della bocca del bebè, nel limite tra palato duro e molle; pertanto, non tocca i denti. Inoltre, durante la suzione non nutritiva, se il capezzolo non viene tirato, il latte cessa di uscire. Anche nel caso in cui il bebè si addormenti con il capezzolo nella bocca, il latte non esce, mentre con il biberòn vi è questo rischio. 

Rischi dell’assenza di latte materno sulla salute orale

L’assenza di allattamento al seno aumenta i rischi associati alla salute orale, tra cui la funzione di suzione-deglutizione-respirazione, dal momento che non hanno sviluppato adeguatamente la muscolatura. Inoltre, interferisce sulla generazione di future funzioni orali, aumentando il rischio di deglutizione atipica, respirazione orale, disfunzione masticatoria, difficoltà nell’articolazione del linguaggio, ecc. 

I bambini che non vengono allattati al seno soffrono maggiormente di malocclusioni dentali. Tuttavia, i bambini che vengono allattati, quanto più vengono alimentati al seno, meno si succhiano il dito o ricorrono all’uso del ciuccio. Inoltre, pare che vi sia una relazione inversa tra tempo di allattamento e abitudini orali nocive, dal momento che il lattante soddisfa le sue necessità di suzione non nutritiva tramite l’allattamento al seno. Per tali motivi, promuovere l’allattamento al seno è la chiave per favorire la salute orale

In conclusione, non esiste una prova scientifica della relazione esistente tra allattamento al seno e carie. Infatti, sono stati dimostrati innumerevoli benefici sulla salute, inclusa quella orale, derivanti dall’allattamento al seno. 


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Giornata mondiale contro l’epatite e relazione con la salute orale

giornata mondiale contro l'epatiteGiornata mondiale contro l'epatite

Oggi, 28 luglio 2021, è la Giornata Mondiale contro l’Epatite, termine indicante l’infiammazione del fegato. Il claim di quest’anno? “Le epatiti non possono aspettare”.

Esistono differenti forme di epatite, le quali possono essere classificate in due gruppi:

  • epatiti infettive;
  • epatiti non infettive.
giornata mondiale contro l'epatite

Epatiti infettive

Il primo gruppo include quelle forme di epatiti causate da infezioni. Tra le più comuni, troviamo:

  • Epatite A: si trasmette attraverso il consumo di cibo o di acqua contaminate dalle feci di un individuo affetto.
  • Epatite B: si trasmette attraverso i fluidi del corpo (sangue, secrezioni vaginali e liquido seminale) da una persona infetta ad un individuo sano.
  • Epatite C:  si trasmette prevalentemente attraverso il sangue, ma è anche dovuta ai contatti sessuali non protetti.
  • Epatite D:  il contagio implica il contatto diretto col sangue infetto.
  • Epatite E: si contrae per via oro-fecale (ingestione di acqua o cibi infetti in cui sia presente materiale fecale che ospiti il virus HVE) o per contatto con il sangue.

Cause 

La principale causa delle epatiti infettive è un virus specifico identificato dalla sigla HV (Hepatitis Virus) accompagnata dalla specifica lettera dell’alfabeto.

Oltre a ciò, le epatiti appartenenti al primo gruppo possono essere causate da altri microrganismi.  Tuttavia, si tratta di epatiti abbastanza rare, che colpiscono soprattutto soggetti immunodepressi, pertanto caratterizzati da un sistema immunitario indebolito.

Infine, l’epatite può essere provocata anche dall’ingestione di sostanze tossiche (abuso di alcol, farmaci, ecc.), malattie autoimmuni e fattori metabolici (morbo di Wilson, deficit di α-1 tripsina).

Sintomi 

Tra i principali sintomi dell’epatite, riscontriamo:

  • Stanchezza estrema.
  • Malessere simil-influenzale.
  • Prurito della pelle (Epatite B).
  • Edema (Epatite B).
  • Eritema Polmonare (Epatite B).
  • Colorazione giallastra della pelle e delle sclere oculari.
  • Urine scure.
  • Feci chiare.
  • Dolore addominale, che si irradia dal fianco destro.
  • Inappetenza.
  • Dimagrimento.
  • Nausea e vomito.
  • Aspetto sofferente.
  • Emorragie spontanee.
  • Ipertensione portale.
  • Insufficienza renale.
  • Encefalopatia epatica.
  • Disturbi epatici e metabolici di vario tipo.
  • Cancro al fegato.

Relazione tra epatite e salute orale

Un’infezione virale del calibro di un’epatite porta allo sviluppo di una serie complicazioni correlate. Tra di esse, troviamo patologie legate alla salute orale. Infatti, le alterazioni del sistema immunitario causate dall’infezione e i cambiamenti nella propria dieta, stile di vita e nella composizione della saliva possono facilitare lo sviluppo ed il peggioramento di malattie orali come le parodontite. Uno studio pubblicato nel 2018 sul Journal of Immunology Research, dimostra infatti la stretta relazione fra tale patologia e l’epatite C.

A livello orale il paziente portatore del virus HCV presenta solitamente forti emorragie del tessuto gengivale. Per tale motivo, tende a non spazzolare efficacemente i denti, accumulando di conseguenza placca batterica che può evolversi in parodontite. Talvolta per la presenza di placca e tartaro sono stati riscontrati epulidi.

A queste manifestazioni si associano gli effetti collaterali dell’interferone, sostanza prodotta dalle cellule del sistema immunitario che si produce durante le prime fasi dell’infezione. Infatti, in molti casi si sviluppano mucositi, mentre in altri individui sono stati riscontrati casi di Lichen Ruber Planus orale. Il lichen si è riscontrato essere molto spesso associata all’HCV dal momento che la terapia con interferone abbattendo le difese immunitarie crea stomatopatie di tipo autoimmuni.


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Diastema dentale: cause, disturbi e trattamenti

diastema dentaleIl diastema dentale

Avete mai sentito parlare di diastema dentale? Molto probabilmente non conoscete il termine, ma sicuramente lo avrete visto in più di un’occasione. Si tratta dello spazio presente tra due o più denti che caratterizza la dentatura di alcune persone.

Vediamo assieme nel dettaglio le cause, i disturbi correlati e i possibili trattamenti.

diastema dentale

Cos’è il diastema dentale?

Il diastema dentale è un termine che sta a indicare la presenza di un solco largo e spazioso tra due denti continui, solitamente gli incisivi superiori

Si tratta di un grosso buco nero che, a seconda dei gusti, può apparire dolce o simpatico, o peggiorare l’estetica del sorriso. Nell’ultimo caso, le uniche soluzioni possibili vanno ricercate nei trattamenti correttivi di ortodonzia o negli interventi di restauro con protesi specifiche.

Vediamo dunque da che cos’è provocato il diastema, quali ripercussioni patologiche può indurre e come si può trattare.

Cause del diastema

Il diastema non costituisce un rischio per la salute orale del paziente, nonostante molte persone optino per realizzare trattamenti volti al miglioramento del proprio sorriso. Talvolta, il diastema costituisce un problema di allineamento che può correggersi tramite un trattamento di ortodonzia

Talvolta (indipendentemente dalla dimensione del solco presente tra i denti separati), sarà necessario optare per un apparecchio fisso o mobile, dal momento che i movimenti di solo un paio di denti hanno ripercussioni sul resto. Tuttavia, i risultati non sono immediati: il diastema può richiudersi dopo 6 mesi-2 anni. L’intervento di ortodonzia è più indicato per i giovani pazienti.

Se è un frenulo labiale eccessivamente grande la causa del solco, esiste un trattamento chirurgico denominato frenectomia che riduce lo spazio. Si tratta di un’operazione alquanto semplice e senza rischio alcuno per il paziente. Nei soggetti minori, la frenectomia è sufficiente per chiudere il solco tra gli incisivi, dal momento che non eserciterà più pressione sugli incisivi e i denti si svilupperanno normalmente; mentre gli adulti dovranno realizzare un trattamento di ortodonzia complementaria per chiudere il solco tra i denti.

Disturbi correlati 

Nonostante la maggior parte delle volte il diastema costituisca un disturbo prettamente estetico, la sua presenza in una dentatura permanente può costituire un potenziale danno parodontale nella zona incisiva. Infatti, l’assenza di una superficie di contatto tra due denti vicini predispone al rischio di traumi sulla papilla interdentale (causati dall’azione meccanica del cibo) e all’insorgenza di una gengivite evolutiva.

Inoltre, il diastema può essere cause delle seguenti patologie:

  • Carie: come si sa, le carie si generano a causa dell’accumulo della placca batterica tra i denti e le gengive. Quando sono presenti solchi di questo tipo, è molto più probabile che aumenti la comparsa di questi resti che danneggiano lo smalto dentale. 
  • Lesioni alle gengive.
  • Dolore:  il diastema può comportare una cattiva masticazione degli alimenti, che può avere come conseguenza forti mal di testa, dolori alla mandibola, alle orecchie e cervicale. 
  • Problemi di pronuncia: per tale motivo, nonostante il diastema sia abbastanza frequente durante l’infanzia, nel caso in cui continui nel corso della fase di sviluppo, è necessario rivolgersi a un dentista per valutare se è necessario ricorrere a un trattamento. 

Come correggerlo

Come già sottolineato varie volte in questo articolo, il diastema costituisce un disturbo prettamente estetico, ma è il dentista a dover decidere come procedere dinanzi ad un diastema.

Nel caso in cui si volesse optare per un intervento dentistico (anche in assenza di complicanze patologiche), le opzioni che consiglia My Personal Trainer sono le seguenti: 

  1. Trattamento ortodontico per allineare i denti: questo intervento consiste nell’applicazione di un apparecchio, fisso o mobile, sui denti. 
  2. Trattamento “riempitivo” con le faccette in ceramica/porcellana: questo intervento rende i denti visibilmente più grandi. Le faccette estetiche vengono fatte aderire alla superficie di due denti divisi da un diastema: aumentando di superficie, questi denti vengono perfettamente allineati, in modo da riempire il solco. 
  3. Copertura/sostituzione del dente con corone artificiali (capsule): nel caso in cui i denti che delimitano un diastema sono affetti da carie, pulpite o appartengono a una persona non più giovane, bisogna innanzitutto curare l’infezione. In seguito, sarà necessario incapsulare il dente con corone artificiali in ceramica o zirconio.  
  4. Impianti dentali: tali strategie d’intervento possono essere eseguiti esclusivamente negli adulti, soprattutto in presenza di denti cariati o profondamente infetti.
  5. Frenulectomia: si tratta di un trattamento riservato ai casi di diastema dipendenti da anomalie strutturali del frenulo gengivale. La procedura consiste nel tagliare il frenulo e ricollocare lo stesso in posizione corretta. Quando la frenulectomia viene eseguita ad un bambino, il diastema tende a richiudersi spontaneamente; nell’adulto, l’intervento dev’essere supportato dall’applicazione di un apparecchio.

Le visite periodiche dal dentista sono fondamentali per tenere sotto controllo il diastema, soprattutto nelle fasi di sviluppo degli stessi. 

Obiettivi SMART: cosa sono e come definirli.

Obiettivi SMARTCome definire obiettivi SMART

Conosci il Metodo SMART? Si tratta di uno degli strumenti chiave della crescita tanto professionale come personale di un individuo.  Definire obiettivi SMART ti aiuterà a essere maggiormente produttivo e ottenere buoni risultati. La chiave sta in come li approcciamo. 

Tanto a livello professionale come personale, prendiamo costantemente decisioni di diversa natura. Spesso, gli obiettivi che ci fissiamo sono troppo generici ed è proprio su questo punto che  vogliamo soffermarci. La regola SMART è utilissima nel momento in cui abbiamo bisogno di definire che tipo di obiettivi vogliamo raggiungere e che caratteristiche devono possedere

Cosa sono gli obiettivi SMART?

SMART si compone di cinque aggettivi che rappresentano gli obiettivi che ti pianifichi di raggiungere:

  • Specifico (specific).
  • Misurabile (measurable).
  • Raggiungibile (achievable).
  • Realistico (realistic).
  • Limitato nel tempo (time-bound).

Questi sono gli aggettivi che definiranno i tuoi obiettivi e cambieranno il tuo modo di vederli e assumerli.

Questo approccio è particolarmente utile per la creazione di programmi e strategie di comunicazione, marketing e finanziarie. Tuttavia, è possibile applicarlo a molti più ambiti, di fatto a tutti quei progetti che abbiano un fine o delle mete prestabilite

In ambito professionale, gli obiettivi SMART aiutano a definire mete intelligenti, dal momento che un particolare tipo di business non è in grado di prosperare se tutti coloro che ne sono coinvolti non comprendono appieno la meta che si desidera raggiungere.

Nelle prossime righe, spiegheremo uno per uno i concetti sopra menzionati e la maniera attraverso cui danno forma ai nostri obiettivi. 

Specifici

Definire un obiettivo “specifico” può sembrare semplice a prima vista, ma è di particolare importanza concentrare la propria attenzione in cosa si vuole ottenere. Un obiettivo non dovrebbe essere troppo generico, come ad esempio che “l’azienda abbia una buona immagine di marca”. I nostri obiettivi devono essere concreti, cercando di sostituire “quello che vuoi che succeda” con “come ottenerlo”. Un buon esempio di obiettivo specifico è il seguente: “Voglio incrementare la percentuale di vendita di un 20% nei prossimi sei mesi, facendo perno sul team commerciale perché ottenga un maggior numero di clienti”. Perché costituisce un buon esempio? In tale obiettivo, si indica ciò che si desidera raggiungere, in che margine di tempo lo si vuole ottenere, e come ti proponi di farlo. 

Misurabili

Devi essere in grado di tenere traccia dei tuoi obiettivi per sapere se il progresso che stai seguendo è positivo o negativo. Per tale motivo, devi stabilire obiettivi dei quali tu possa avere una prova tangibile di successo. Ciò significa che dovrai misurare l’avanzamento in un contesto temporale. 

Come si misura? A seconda dei tuoi obiettivi, avrai bisogno di strumenti che ti consentano di tenerne traccia, quali questionari di soddisfazione, calcolo dei benefici e delle vendite, feedback, presenza sul mercato, ecc. 

Un esempio? Sei interessato ad aumentare di un 40% le vendite del tuo locale nella fascia pomeridiana dalle ore 14 alle ore 17, tramite una campagna pubblicitaria sui social in un termine massimo di 2 mesi. In tal caso, dovrai tenere traccia del volume delle vendite che si produrranno in tale frangia oraria a cadenza settimanale o giornaliera. Nel caso in cui le vendite siano aumentate solo di un 10% nel giro di un mese, dovrai rivalutare la tua campagna e ridefinire i tuoi obiettivi. 

Raggiungibili 

Per poter definire degli obiettivi intelligenti, è necessario fare autocritica ed essere coscienti delle risorse di cui disponiamo. Ciò significa analizzare le skill che ci caratterizzano, le risorse economiche che abbiamo, le capacità dei nostri lavoratori, se disponiamo dei programmi necessari, ecc. 

Tale analisi ci consentirà di comprendere se possiamo raggiungere quanto ci siamo prefissati o se prima dovremo apportare delle modifiche interne. 

Se ti prefiggi un obiettivo ma non sai come poterlo conseguire, sarà necessario compiere una ri-valutazione. Per esempio, se vuoi aumentare il traffico della tua pagina web ma non disponi di esperti nella creazione di contenuti, prima di tutto dovrai fissarti come obiettivo l’assunzione di esperti o la formazione dei lavoratori di cui già disponi. 

Realisti

Considera l’importanza dei risultati che ricerchi. I tuoi obiettivi avranno un risvolto positivo su tutta la realtà aziendale? Sono fedeli ai valori del progetto? Tale punto è fondamentale perché invita a riflettere sulla direzione che prenderai nel tuo progetto.  

Per esempio, non puoi fissare come obiettivo che la tua marca diventi tendenza tra il pubblico adolescente se non apporta nessun beneficio sostanziale o si allontana dalla filosofia aziendale. 

Per poter conseguire degli obiettivi realisti, dovremo separare le nostre opinioni personali, desideri o ambizioni personali e pianificare una direzione obiettiva

Limitati nel tempo

Dovrai stabilire una deadline per la tua strategia. Tutte le azioni destinate al raggiungimento di un  obiettivo devono essere situate in un tempo determinato. Tutti gli obiettivi devono avere un’indicazione temporale. Ad esempio, “conseguire 2.000 nuovi clienti nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 25 anni in 4 mesi” o “aumentare le vendite di un 10% in due mesi”.   

Ciò ti consente di creare una motivazione positiva per continuare a migliorare, dal momento che potrai osservare il tuo avanzamento. 

Evita il più possibile di stabilire date di consegna aperte, dato che tutto l’obiettivo perderà l’impressione di urgenza e importanza che lo caratterizza. Pertanto, c’è il rischio di non raggiungerlo o di non metterci tutto lo sforzo necessario. 

Come puoi vedere, la metodologia SMART consente di prendere decisioni in maniera molto più efficiente, avere una prospettiva chiara su cosa desideriamo ottenere e la definizione intelligente dei nostri obiettivi

Questi obiettivi dovranno essere definiti in un massimo di due righe e rispondendo alle domande di “cosa”, “chi”, “come” e “quando” (talvolta, è necessario esprimere anche il “perché”). 

Una volta che sappiamo come definirli, dobbiamo tenere in conto i due tipi di obiettivi che possiamo proporre

Tipi di obiettivi: qualitativo  e quantitativo 

  • Obiettivi qualitativi: si centrano sull’immagine, la percezione della qualità del tuo progetto o azienda.  In diverse occasioni, si destinaranno risorse a un beneficio maggiormente soggettivo, però ugualmente misurabile. Per esempio, tramite il posizionamento di marca sul mercato, investendo nelle previsioni fatte ai propri clienti. 
  • Obiettivi quantitativi: molto più facili da calcolare, si centrano normalmente nell’aumentare il numero di utenti, clienti o profitti sulle vendite. 

Le strategie e gli obiettivi si ridefiniscono costantemente. Talvolta, l’implementazione di una strategia ti porterà a rivalutare gli obiettivi. Per esempio, se un annuncio in una piattaforma che non avevi sfruttato sino a quel momento ottiene improvvisamente buoni risultati, dovrai modificare alcuni obiettivi. E viceversa: un obiettivo ti consentirà di proporre differenti strategie, soprattutto quando tali strategie non ti consentono di ottenere i risultati attesi.